Fronte occidentale (1914-1918)

Fronte occidentale
parte della prima guerra mondiale
Dall'alto a sinistra in senso orario: Royal Irish Rifles in trincea sulla Somme, luglio 1917; un soldato britannico soccorre un suo commilitone ferito; giovane soldato tedesco sul fronte occidentale, 1917 circa; fanti statunitensi armati di lanciafiamme attaccano un bunker tedesco; un Gotha G.IV sorvola le campagne francesi; colonna di Renault FT francesi nelle Argonne, 1918 circa.
Data4 agosto 1914 - 11 novembre 1918
LuogoBelgio, Francia nordorientale e confine franco-tedesco.
EsitoVittoria degli Alleati, collasso dell'Impero tedesco e proclamazione della Repubblica di Weimar in Germania
Modifiche territorialiCambiamenti nel confine franco-tedesco e riannessione dell'Alsazia e Lorena alla Francia.
Schieramenti
Comandanti
Perdite
Morti: oltre 2 000 000
Feriti: oltre 6 620 000
Civili: oltre 450 000
Morti: 590 599
Feriti: 3 593 698[1]
Dispersi/prigionieri: 623 260
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Il fronte occidentale fu il teatro dell'inizio delle operazioni della prima guerra mondiale. Il fronte si aprì nell'agosto 1914 quando l'esercito tedesco invase il Lussemburgo e il Belgio occupando poi importanti zone minerarie e industriali della Francia nordorientale. L'invasione tedesca, inizialmente rapida e apparentemente inarrestabile, venne poi fermata con la prima battaglia della Marna dalle forze congiunte di Francia e Regno Unito; tentativi successivi di riprendere la guerra di movimento e ottenere una vittoria definitiva non ebbero esito, e le due parti in conflitto finirono con l'attestarsi lungo un'irregolare linea di trincee che si stendeva senza interruzioni dalle spiagge del Mare del Nord sino alla frontiera svizzera, linea che rimase essenzialmente invariata per la maggior parte della lunga guerra di posizione che ne derivò.

Fra il 1915 e il 1918 su questo fronte ebbe luogo una serie di importanti offensive e controffensive, dalla battaglia di Verdun alla battaglia della Somme, dall'offensiva Nivelle alla battaglia di Passchendaele, tutte caratterizzate dal comune scopo delle due parti di rompere lo stallo e sfondare le linee avversarie per ricominciare la guerra di movimento. Tuttavia la preponderanza dei mezzi difensivi quali trinceramenti, nidi di mitragliatrici e filo spinato, rispetto alle obsolete tattiche offensive, causò invariabilmente gravi perdite alla parte attaccante. Il fronte occidentale vide quindi nel corso del conflitto l'introduzione di nuove tecnologie militari, tra cui le armi chimiche e i carri armati, ma fu solo con l'adozione di tattiche di combattimento più moderne che verso la fine della guerra si restaurò un certo grado di mobilità. Fallite le ultime offensive tedesche nel marzo-luglio 1918 (offensiva di primavera), gli Alleati passarono al contrattacco grazie al determinante afflusso di forze fresche dagli Stati Uniti d'America, fino a costringere i tedeschi a chiedere un armistizio.

Il fronte occidentale è assurto nel tempo a simbolo dell'intera prima guerra mondiale: benché combattuta in una gran varietà di scenari diversi, nella cultura popolare la Grande Guerra è ancora immaginata come una guerra di trincea su terreno pianeggiante e clima temperato, anche perché, nonostante la natura statica, questo teatro si dimostrò decisivo per l'andamento generale del conflitto, dato l'enorme logorio di uomini e mezzi a cui furono sottoposte le due parti in lotta.

  1. ^ James H. McRandle, The Blood Test Revisited: A New Look at German Casualty Counts in World War I, a cura di James Quirk, The Journal of Military History, pp. 667, 701.

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