GBR (rete televisiva)

GBR
Logo dell'emittente
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StatoItalia (bandiera) Italia
LinguaItaliano
TipoGeneralista
VersioniGBR SDTV
(data di lancio: 1º agosto 1976)
GBR Sat HDTV
(data di lancio: 2002)
Data chiusura24 dicembre 2013
Diffusione
Terrestre

GBR (Roma)
576i -
UHF 33 e 47 SDTV
Satellite
Sky
Hot Bird
13º est
GBR (1080i - )
11 179 MHz H - 27500 - 3/4
877 HDTV

GBR fu un’emittente televisiva italiana con sede a Roma.

Nata come stazione radiofonica nel 1974, assurse alla notorietà nazionale nel 1978 quando, battendo sul tempo persino la Rai, fu l’unica emittente a trasmettere in diretta le fasi del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro alla fine dei suoi 55 giorni di prigionia.

Quell’eredità ne fece una delle più importanti televisioni private della Capitale e forse d’Italia, posizione consolidata anche grazie alla vicinanza politica delle varie proprietà con i partiti all’epoca al governo (in particolare il Partito Socialista negli anni ottanta), che garantirono alla programmazione presentatori e ospiti di grande notorietà e richiamo pubblicitario.

Con l’avvento dell’inchiesta Mani pulite del 1992-93 e l’arresto di numerosi imprenditori e finanzieri contigui all’area democristiana e socialista, vennero meno pure le risorse economiche ai vari media da questi sovvenzionati, inclusa la stessa GBR, la quale subì di conseguenza un drastico ridimensionamento. Dichiarata fallita nel 1996[1], rinacque con alterne fortune su piattaforma satellitare nel 2002 senza mai conoscere tuttavia il successo del suo primo quindicennio d’oro, e nel 2013 cessò definitivamente la sua attività.

A GBR si deve l’emergere di figure che successivamente ebbero notorietà nelle grandi reti televisive nazionali, come Franco Alfano nel giornalismo e Milly Carlucci e Gianni Ippoliti[2] nell’intrattenimento.

  1. ^ Fallisce GBR, tv degli anni d’oro di Craxi, in Corriere della Sera, 8 marzo 1996, p. 25. URL consultato il 26 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2015).
  2. ^ Beniamino Placido, Metti i «coatti» dentro lo spot, in la Repubblica, 2 febbraio 1988. URL consultato il 26 ottobre 2018.

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