Il Generalplan Ost (GPO, lett. Piano generale per l'oriente) fu un progetto della Germania nazista, sviluppato soprattutto durante la prima fase della seconda guerra mondiale, che prevedeva un completo sovvertimento della situazione politica, economica, sociale ed etnografica delle regioni dell'Europa orientale, in particolare Polonia, Bielorussia, Lituania, Lettonia, Estonia, Ucraina e Russia europea.[1] Secondo i progetti di Adolf Hitler e dei suoi più stretti collaboratori, le popolazioni slave e baltiche autoctone, decine di milioni di persone, avrebbero dovuto essere sterminate o deportate oltre gli Urali, mentre i territori sarebbero stati messi a disposizione dei coloni tedeschi, che avrebbero ripopolato e dominato economicamente e culturalmente le regioni dell'est.[1]
Il piano venne studiato e preparato in una serie di scritti e documenti stilati a partire dalla primavera del 1940 da parte del RKFDV, dell'RSHA e dell'Istituto di Ingegneria Agricola dell'Università di Berlino, commissionato tra il 1940 e il 1942 da Heinrich Himmler e, successivamente, anche dall'ideologo nazista Alfred Rosenberg. Con l'andamento negativo della guerra per la Germania, il progetto venne sospeso nel 1943; tuttavia, non essendo sopravvissuta alcuna copia del documento, il progetto può essere ricostruito solo sulla base di appunti e idee astratte. Il Generalplan Ost era parte del progetto del Lebensraum (spazio vitale) e costituiva il completamento dell'ideologia di Stato del Drang nach Osten.