Il termine gimnosofisti o ginnosofisti (dal latino gymnosophistae, dal greco γυμνοσοφισταί, gymnosophistaί, 'sapienti nudi') indica gli asceti e i mistici incontrati da Alessandro Magno nella sua spedizione in India.
Secondo Festugière, almeno sette autori antichi confermarono l'incontro fra Alessandro e i gimnosofisti indiani.[1]
Questi sapienti, definiti tali anche da Giordano Bruno nel De magia[2], erano secondo quanto si deduce dalle fonti, dediti all'astinenza e alla meditazione; consideravano il cibo e i vestiti come ostacoli alla purezza del pensiero, e in considerazione di ciò si potrebbero accostare ai sadhu.[3]
Onesicrito, che li incontrò nel 326 a.C. su incarico di Alessandro Magno, descrive le loro dottrine filosofiche come simili agli ideali dei cinici che professavano l'ideale di una vita condotta secondo natura mettendo da parte ogni comodità propria della civiltà e disponendo liberamente del proprio corpo.
Secondo Farrand Sayre, tramite le conquiste d'Alessandro e l'espansione dell'impero macedone aumentò tra i Greci la conoscenza di varie filosofie indiane, tra cui gli insegnamenti monastici e ascetici di gruppi analoghi ai gimnosofisti; ciò favorì il sorgere del cinismo, che Sayre, a differenza d'altri, colloca nel II secolo a.C.[4]