Gneo Nevio (in latino Gnaeus Naevius, od anche Cnaeus Naevius; Capua o Atella[1][2], 275 a.C. circa – Utica, 201 a.C.) è stato un poeta e drammaturgo romano, fondatore dell'epos nazionale latino.
Ebbe una notevole carriera letteraria a Roma fino a quando i suoi commenti satirici pronunciati nella commedia fecero infuriare la famiglia Metello, dei quali un appartenente era console. Dopo un soggiorno in prigione ritrattò e fu liberato dai tribuni della plebe. Dopo essere stato accusato di un secondo reato venne esiliato in Tunisia, dove scrisse il suo epitaffio e quindi si suicidò. Le sue commedie erano nel genere di fabula palliata, un adattamento della nuova commedia greca. Soldato durante le guerre puniche, fu un uomo particolarmente patriottico, inventando un nuovo genere chiamato fabula praetexta, un'estensione della tragedia a figure o avvenimenti nazionali romani. Dei suoi scritti sono sopravvissuti solo frammenti di diversi poemi nelle citazioni di grammatici tardoantichi (Carisio, Elio Donato, Sesto Pompeo Festo, Aulo Gellio, Isidoro di Siviglia, Macrobio, Nonio Marcello, Prisciano, Marco Terenzio Varrone).