Grande guerra del nord | |||
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In senso orario dall'alto: la battaglia di Narva del 1700, la battaglia del Düna, la battaglia di Poltava, la battaglia di Gangut, la battaglia di Gadebusch. | |||
Data | marzo 1700 – 10 settembre 1721[N 1] | ||
Luogo | Europa settentrionale ed orientale | ||
Casus belli | Mire russe, danesi e sassoni sui territori dell'impero svedese | ||
Esito | Vittoria della coalizione anti-svedese e susseguente firma dei trattati di Stoccolma, di Frederiksborg e di Nystad | ||
Modifiche territoriali | La Svezia perse quasi tutti i suoi possedimenti lungo il mar Baltico fuori dalla Fennoscandia. La Russia ottiene vasti territori sul Baltico. | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
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La grande guerra del nord (o seconda guerra del nord[1]) fu un lungo conflitto per l'egemonia sul mar Baltico combattuto tra il marzo del 1700 e il settembre del 1721 nei territori dell'Europa settentrionale ed orientale.
Il conflitto fu originato dalla posizione di egemonia assunta dalla Svezia nel bacino del mar Baltico nel corso dei decenni precedenti, fatto che generava l'ostilità delle altre potenze affacciate sulle acque baltiche; approfittando della salita al trono di Stoccolma di Carlo XII, sovrano giovane e ritenuto inesperto, il re di Danimarca-Norvegia Federico IV, lo zar di Russia Pietro I e il principe elettore di Sassonia (nonché monarca della Confederazione polacco-lituana) Augusto II stipularono un'alleanza anti-svedese e diedero inizio alle ostilità: i danesi attaccarono il protettorato svedese dell'Holstein-Gottorp, un'armata russa invase i possedimenti di Stoccolma in Ingria e i sassoni posero l'assedio a Riga.
In pochi mesi, tuttavia, Carlo XII fu in grado di ristabilire la situazione: dopo aver obbligato i danesi a uscire dal conflitto con una veloce campagna, gli svedesi inflissero una disastrosa sconfitta ai russi nella battaglia di Narva il 30 novembre 1700 ricacciandoli oltre confine. Carlo XII dedicò quindi la sua attenzione alle forze di Augusto II, e per i successivi sei anni le forze svedesi dovettero impegnarsi in una serie di campagne in lungo e in largo per la Polonia prima di avere ragione dei loro nemici: la Sassonia fu obbligata a chiedere la pace e nel 1704 sul trono polacco fu insediato un sovrano amico, Stanislao Leszczyński. Il periodo di tregua aveva però consentito allo zar Pietro di riorganizzare le sue forze, e Carlo XII dovette quindi lanciare un'invasione della Russia; la campagna si concluse disastrosamente per gli svedesi: sconfitta nella battaglia di Poltava (8 luglio 1709), l'armata svedese fu costretta alla resa, mentre Carlo XII dovette cercare rifugio oltre il confine con l'Impero ottomano per evitare la cattura.
La sconfitta segnò una ripresa del conflitto: Danimarca e Sassonia rientrarono in campo a fianco dei russi, e poco dopo alla coalizione anti-svedese si unirono anche il Regno di Prussia e l'Elettorato di Hannover. Leszczynski fu deposto e i possedimenti svedesi lungo la riva meridionale del Baltico caddero uno dopo l'altro; Carlo XII persuase gli ottomani ad attaccare la Russia, ma l'azione ebbe scarsi risultati sul conflitto e nemmeno il rientro in patria del monarca riuscì a cambiare la situazione. Carlo XII rimase ucciso il 30 novembre 1718 durante un assedio nel sud della Norvegia, e la Svezia, prostrata, dovette chiedere la pace: con una serie di trattati firmati con le varie parti in gioco Stoccolma dovette rinunciare a quasi tutti i suoi possedimenti nella regione del Baltico, perdendo il ruolo di egemonia che aveva nel bacino. Il conflitto segnò il definitivo tramonto della Svezia come nazione egemone nel nord Europa, e all'opposto sancì invece l'affermarsi della Russia come nuova grande potenza europea.
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