Guardie e ladri è un film del 1951 diretto da Mario Monicelli e Steno. Fu prodotto da Dino De Laurentiis e Carlo Ponti e interpretato da Totò e Aldo Fabrizi. Il film, che s'innestava nella corrente neorealista,[1] è l'opera più importante nata dalla collaborazione artistica tra i registi Monicelli e Steno nonché uno dei migliori di Totò,[2][3][4] la cui interpretazione, la prima in un ruolo drammatico, è stata apprezzata e riconosciuta come una delle sue prove attoriali più efficaci.[5][6]
La sceneggiatura, ambientata a Roma durante il secondo dopoguerra, vede come protagonista Ferdinando Esposito, un ladruncolo sfuggito a una guardia e che questi deve ricatturare, pena la perdita del posto. Dopo inseguimenti vari, i due finiscono per divenire amici, scoprendo di avere molti problemi che li accomunano, nonostante la totale discordanza dei ruoli. Distribuito nelle sale italiane nel novembre del 1951 e presentato in concorso alla 5ª edizione del Festival di Cannes, valse a Piero Tellini il premio per la sceneggiatura e a Totò il Nastro d'argento.[7][8][9] Inizialmente ebbe noie dalla censura,[1] tuttavia fu particolarmente acclamato dalla critica dell'epoca che lo giudicò un classico dell'allora nascente filone della commedia all'italiana.[10]
Il film può essere considerato simbolicamente quello che segna l'addio di Totò al varietà e alla rivista. In effetti nella scena finale, da sottofondo proveniente da un'osteria, vi è proprio la musica della rivista dell'epoca; la canzone suonata è La fioraia del Pincio, un motivo che Anna Magnani cantava nel 1940 in Quando meno te l'aspetti, compagnia Grandi Riviste Totò.[11][12]
Guardie e ladri è stato in seguito inserito, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare, nata con lo scopo di segnalare "100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978".[13][14][15]
^«Oltre ad essere uno dei migliori film del decennio, "Guardie e ladri" è anche una pietra miliare dell'evoluzione del neorealismo in satira sociale sotto il riparo della comicità.» (D'Amico, 2008, p. 84.)
^Totò, l’uomo e l’artista, su la-mattina.it. URL consultato il 31 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2014).
^«Vittorio De Sica: Totò è senz'altro una delle figure italiane più importanti che abbia conosciuto nella mia carriera e nella mia vita. Parlare della sua arte? Basta vedere il successo che ha avuto con i giovani di oggi, i ragazzi di quindici, diciotto anni che non lo conoscevano. Clown come lui ne nasce uno ogni cento anni. Bastano i pochi film buoni che Totò ha fatto, tra i quali per esempio Guardie e ladri e il piccolo episodio ne L'oro di Napoli a metterne in risalto tutta la straordinaria bravura, proprio ne L'oro di Napoli il personaggio di Totò aveva un risvolto drammatico che lui rese benissimo, perché era un attore completo, il più grande a mio parere, che il teatro musicale e il cinema italiano abbia mai avuto». ( Vittorio De Sica e Totò, su antoniodecurtis.com. URL consultato l'8 febbraio 2015.)