Gustave David Cohen (Saint-Josse-ten-Noode, 24 dicembre 1879 – Parigi, 10 giugno 1958[1][2]) è stato uno storico della letteratura francese e del teatro medievale, oltre che una sorta di impresario teatrale egli stesso.
Nato in Belgio in una famiglia ebraica, da padre francese e madre belga, Gustave Cohen abbracciò con entusiasmo la nazionalità paterna, mosso da un fervente patriottismo e da un profondo trasporto emozionale e intellettuale per l'eredità culturale di quella che egli chiamava «la France éternelle»[3], espressione con cui soleva riferirsi a una tradizione culturale dispiegatasi senza interruzioni fin dal Medioevo[4].
E proprio per l'età media, da lui considerata simbolo di una superiore civiltà francese[4], Cohen coltivò una particolare predilezione, dedicandosi soprattutto alla storia della letteratura medievale francese e alla storia del teatro medievale. Nonostante questo specifico interesse, Cohen disponeva comunque di una vastissima padronanza culturale ed erudita, che spaziava dal greco antico[a 1], alle forme della cultura e dell'arte medievale, alla filologia, e alla letteratura francese, sull'ampio sviluppo diacronico di secoli, dalla letteratura francese del Medioevo fino al XX secolo, a lui contemporaneo[5].
I momenti forti della sua vita, l'Affaire Dreyfus, la valorosa partecipazione alla Grande Guerra, l'esilio e il vigoroso attivismo patriottico culturale durante le pagine buie dell'occupazione tedesca e del secondo conflitto mondiale, fanno della sua peculiare figura quella di un «intellettuale pubblico»[5].
Gustave Cohen fu decorato con il grado di Commandeur della Legion d'Honneur[2].
Con un percorso spirituale partito dalle originarie radici ebraiche, Gustave Cohen maturò peesto (già nei primi anni trenta) la risoluzione di convertirsi al cattolicesimo. Questa sua decisione fu messa in pratica solo alla maturità, nel dicembre 1943, già sessantaquattrenne, quando, alla presenza di Jacques Maritain, ricevette in un solo giorno battesimo e prima comunione[6], sacramenti impartiti dal domenicano Joseph-Vincent Ducatillon, suo amico e collega in facoltà[6].
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