Lo hanafismo, ossia la scuola hanafita (in arabo ﺣﻨﻔﻴـة?, ḥanafiyya), è il primo dei quattro madhahib dell'islam sunnita (scuola giuridica) costituito verso la fine dell'VIII secolo d.C., come frutto dell'elaborazione dottrinale del suo fondatore, Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān b. Thābit, 699-767, (in arabo ﺍﺑﻮ ﺣﻨﻴﻔـة ﺍﻟﻨﻌﻤﺎﻥ ﺍﺑﻦ ﺛﺎﺑﺖ?) e dei suoi allievi Abū Yūsuf (m. 798) e Muḥammad al-Shaybānī (m. 805). In particolare, quest'ultimo si segnala come colui che dette il via alla codificazione e alla sistematizzazione delle norme disciplinanti i rapporti con i harbī, gli abitanti non musulmani della Dār al-ḥarb.
Sotto il patrocinio degli Abbasidi, la scuola hanafi fiorì in Iraq e si diffuse verso est, stabilendosi saldamente nel Khorasan e nella Transoxiana nel IX secolo, dove godette del sostegno dei governanti samanidi locali.[1] L'espansione turca introdusse la scuola nel subcontinente indiano e in Anatolia, e fu adottata come la principale scuola legale dell'Impero ottomano.[2]
La scuola hanafita è la maddhab con il maggior numero di aderenti, seguita da circa un terzo dei musulmani nel mondo.[3][4] È prevalente in Turchia, Pakistan, Balcani, Levante, Asia centrale, India, Bangladesh, Egitto e Afghanistan, oltre a parti di Russia, Cina e Iran.[5][6] Le altre scuole legali sunnite primarie sono le scuole Maliki, Shafi`i e Hanbali.[6][7]
L'hanafismo riconosce il Corano, l'hadith, il consenso (ijma), l'analogia legale (qiyas), la preferenza giuridica (istihsan) e le consuetudini normative (urf) come fonti della Sharia.[8][9]
Abu Hanifa è considerato come il primo ad adottare e istituire formalmente qiyas come metodo per derivare la legge islamica quando il Corano e gli hadith sono silenziosi o ambigui nella loro guida; ed è noto per la sua fiducia generale sull'opinione personale (ra'y).[8]
I testi fondamentali di Hanafi madhhab, accreditati ad Abū Ḥanīfa e ai suoi studenti Abu Yusuf e Muhammad al-Shaybani, includono Al-fiqh al-akbar (libro teologico sulla giurisprudenza), Al-fiqh al-absat (libro generale sulla giurisprudenza), Kitab al-athar (migliaia di hadith con commento) e i Kitab al-kharaj e Kitab al-siyar (dottrina di guerra contro i non credenti, distribuzione del bottino di guerra tra i musulmani, apostasia e tassazione dei dhimmi).[10][11][12]
La scuola Hanafi favorisce l'uso dell'istihsan, una forma di ra'y che consente ai giuristi un'opinione personale nell'adattare la legge della Shari'a, se i risultati dei precetti portano a un risultato indesiderabile per l'interesse pubblico.[13] Sebbene l'istihsan inizialmente non richiedesse una base scritturale, le critiche di altre scuole spinsero i giuristi hanafi a limitarne l'uso ai casi in cui era testualmente supportato dal IX secolo in poi.[14]