L'Homestead Act è stato un provvedimento legislativo degli Stati Uniti secondo il quale venivano assegnati, a chi ne faceva richiesta, 160 acri (65 ettari) di terra demaniale nelle terre selvagge al di fuori dei confini delle tredici colonie originali.[1] La nuova legge prevedeva tre fasi: una domanda di assegnazione, l'impegno a lavorare la terra assegnata e l'ottenimento del titolo di proprietà[2]. Chi non aveva mai combattuto contro il governo degli Stati Uniti e, tra questi, anche gli schiavi liberati, potevano presentare una domanda di assegnazione presso un ufficio locale del territorio.
La legge venne firmata dal presidente Abraham Lincoln il 20 maggio del 1862.[3][4][5][6][7][8]
Ad essa seguirono poi, nel corso degli anni, altre leggi di analogo tenore, conosciute collettivamente come Homestead Acts. La prima fu il Southern Homestead Act del 1866, che tentava di correggere le disuguaglianze nella proprietà terriera del sud durante la ricostruzione successiva alla Guerra di secessione. Il Timber Culture Act concedeva un terreno a un richiedente che s'impegnasse a piantare alberi. Il lotto poteva essere aggiunto a una concessione già esistente e non aveva vincoli di residenza. Il Kinkaid Act (o Kinkaid Amendment) assegnava un'intera sezione demaniale (una superficie di un miglio quadrato, corrispondente a 640 acri, ossia 260 ettari) ai coloni del Nebraska occidentale. Un emendamento all'Homestead Act del 1862, l'Enlarged Homestead Act, fu approvato nel 1909 e aumentò la superficie dei lotti in concessione a 320 acri (130 ettari). Nel 1916 fu infine approvata un'altra modifica con lo Stock-Raising Homestead Act, aumentando ulteriormente l'estensione dei singoli lotti, stavolta a 640 acri (260 ettari).
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