Honesta missio

Un diploma militare distribuito al termine della honesta missio, rinvenuto nei pressi della fortezza legionaria di Carnuntum a Klosterneuburg, databile al tempo dell'imperatore Tito (13 giugno dell'80 d.C.).[1]

Per honesta missio si intendeva il momento del congedo dei soldati dell'esercito romano al termine di un servizio militare svoltosi in modo del tutto regolare, fino al suo compimento.

Durante il periodo imperiale, da Augusto in poi, veniva rilasciato ai militari (fossero essi legionari o ausiliari) un diploma che ne sanciva per legge la fine del servizio; veniva, quindi, consegnata un'indennità in denaro (nummaria missio) o in beni (es. un appezzamento di terra con deduzione di colonie romane[2] = agraria missio, quasi fosse una forma di pensione dei giorni nostri[3]), ad alcuni era concesso il diritto di cittadinanza romana (ausiliari) con la possibilità di contrarre matrimonio legittimo (Ius connubii).[4] Beneficiavano di questi premi anche i legionari congedati anzitempo per ferite o malattie (causaria missio) o i congedati per volere del comandante (gratiosa missio). La perdita dei benefici avveniva con il congedo disonorevole (ignominiosa missio).

I militari ormai in congedo erano dunque chiamati veterani e in caso di necessità, se richiamati in servizio attivo, erano nominati evocati.

  1. ^ CIL XVI, 26.
  2. ^ Secondo Cascarino (L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, p.56) l'appezzamento di terreno distribuito ai legionari in congedo, variava tra i 15 ed i 50 ettari. Tito Livio raccontando della fondazione di Aquileia sostiene:

    «Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino

  3. ^ G.L.Cheesman, The Auxilia during the first two century A.D., Oxford 1914, p.34.
  4. ^ G.L.Cheesman, The Auxilia during the first two century A.D., Oxford 1914, p.31-32.

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