L'humanitas è un valore etico nato e affermatosi nel Circolo degli Scipioni, con il quale si sostenevano gli ideali di attenzione e cura benevola tra gli uomini.
Isaak Heinemann, filologo e professore di letteratura classica e ellenistica, ha sintetizzato in un suo studio i vari aspetti che il concetto di humanitas ha avuto nel suo sviluppo storico[1]:
- un primo significato accosta il termine di humanitas a quello greco di filantropia, intesa come comprensione e assistenza verso quelli che riconosciamo come nostri simili. La fonte di questo concetto è lo stoicismo, secondo il quale la natura comune di tutti gli uomini li sottopone ad un'unica legge e ad un ideale universale di giustizia, rendendoli cittadini del mondo.
- Humanitas acquista poi il valore di educazione al possesso di una cultura, nella quale confluisce l'eredità culturale passata, che distingue l'uomo dagli animali. La formazione nelle arti liberali non rimane fine a se stessa ma si traduce nella volontà di far progredire l'umanità. Ratio e oratio, secondo Cicerone, sono accomunati in un modello ideale di uomo che usa le sue doti intellettuali per affascinare le masse con il ben parlare[2].
- Una terza caratteristica dell'humanitas latina è quella estetica, per cui l'uomo dotato di humanitas è un individuo ben educato, raffinato e dotato di buoni sentimenti, che sappia vivere con decoro.
- ll concetto di humanitas (termine latino che incontriamo per la prima volta nelle opere di Cicerone, col quale assumerà il significato più pieno di “rispetto dell’uomo in quanto tale”) circolava già nei testi di Plauto e, in modo più specifico, in quelli di Terenzio.
- ^ Isaak Heinemann, in Pauly-Wissowa, Suppl. V, 1931, c. 282 ss.
- ^ Cicerone, De oratore, passim