Nell'ambito del commercio equo-solidale, i cosiddetti importatori si distinguono dalle abituali imprese di import-export in quanto devono valutare, oltre all'opportunità economica, anche il rispetto dei criteri stabiliti del commercio equo-solidale nella produzione delle merci che commerciano.
Tra gli importatori si possono distinguere grosso modo tre categorie:
Le prime due categorie hanno in comune il fatto che non hanno tra i propri obiettivi la massimizzazione del profitto, ma la massimizzazione dell'impatto (positivo) sulle persone, comunità o popolazioni produttrici. Si distinguono soprattutto per il volume d'affari e per il fatto che i progetti di commercio su larga scala spesso partono da rapporti personali, o comunque diretti, già instaurati tra produttori e consumatori finali.
Le imprese qui indicate come normali sono imprese libere dal vincolo del commercio equo-solidale, ma che per propria storia o semplicemente per opportunità economica decidono di introdurre nel proprio assortimento anche prodotti equi. Tendenzialmente non seguono direttamente i progetti dei produttori, ma lasciano che siano organizzazioni esterne a certificare l'equità del rapporto commerciale e del comportamento dei produttori (vedasi /Transfair e Max Havelaar). Tra questi importatori ci sono aziende note come le Coop e, in Svizzera, la Migros.