Iosif Stalin Иосиф Сталин იოსებ სტალინი | |
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Stalin nel 1937 | |
Segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica[1] | |
Durata mandato | 3 aprile 1922 – 5 marzo 1953 |
Predecessore | Vjačeslav Molotov (segretario responsabile) |
Successore | Nikita Chruščëv (primo segretario) |
Presidente del Consiglio dei ministri dell'URSS[2] | |
Durata mandato | 6 maggio 1941 – 5 marzo 1953 |
Vice | Nikolaj Alekseevič Voznesenskij Vjačeslav Michajlovič Molotov Nikolaj Aleksandrovič Bulganin |
Predecessore | Vjačeslav Molotov |
Successore | Georgij Malenkov |
Commissario del Popolo per la Difesa dell'URSS[3] | |
Durata mandato | 19 luglio 1941 – 3 marzo 1947 |
Predecessore | Semën Konstjantynovyč Tymošenko |
Successore | Nikolaj Aleksandrovič Bulganin |
Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS | |
Legislatura | I, II, III |
Circoscrizione | Mosca |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Operaio Socialdemocratico Russo (1898-1918) (fazione bolscevica) Partito Comunista dell'Unione Sovietica (1918-1953) |
Professione | Giornalista Insegnante di Partito Politico |
Firma |
Iosif Stalin (in russo Ио́сиф Ста́лин?;[5] in italiano dell'epoca anche Giuseppe Stalin; Gori, 18 dicembre 1878, 6 dicembre del calendario giuliano[6][7][8] – Mosca, 5 marzo 1953) è stato un rivoluzionario, politico e militare sovietico.
Nato Iosif Vissarionovič Džugašvili (in russo Ио́сиф Виссарио́нович Джугашви́ли? ; in georgiano იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი?, Ioseb Besarionis Dze Jughašvili), governò l'Unione Sovietica dopo la morte di Lenin, reggendo la carica di segretario generale del PCUS dal 1922 fino alla propria morte nel 1953.
Georgiano[9] di umili origini, Stalin visse una giovinezza avventurosa come attivista rivoluzionario socialista, prima di assumere un ruolo importante di dirigente all'interno della fazione bolscevica del Partito Operaio Socialdemocratico Russo guidata da Lenin. Fu capace organizzatore, dotato di grande energia e di durezza di modi e di metodi, strettamente fedele alle direttive di Lenin, e divenne uno dei capi della rivoluzione d'ottobre e del nuovo Stato socialista, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Il suo ruolo e il suo potere personale crebbero di molto durante la guerra civile russa in cui svolse compiti politico-militari estremamente importanti, entrando spesso in rivalità con Lev Trockij.
Nonostante le critiche mossegli da Lenin nell'ultima parte della sua vita e il duro contrasto con Trockij, alla morte di Lenin assunse progressivamente, grazie alla sua abilità organizzativa e politica e al ruolo di segretario generale del partito, la carica politica più alta in Unione Sovietica. Dopo aver sconfitto politicamente prima la sinistra di Trockij rivolta contro Zinov'ev e Kamenev, coi quali era alleato, poi l'opposizione mossagli da Kamenev e Zinov'ev che gli si erano contrapposti, poi ancora l'improvvisata e velleitaria alleanza che si formò, nell'aprile 1926, tra gli ex acerrimi rivali Trockij, Zinov'ev e Kamenev e, infine, la destra di Bucharin, Rykov e Tomskji, Stalin adottò una prudente politica di costruzione del "socialismo in un solo Paese", mentre nel campo economico mise in atto le politiche di interruzione della NEP, di collettivizzazione graduale delle campagne e di rapida industrializzazione mediante i piani quinquennali, basata sul rapido sviluppo dell'industria pesante (di cui lo stacanovismo divenne l'emblema) portando a gravi interruzioni della produzione alimentare che contribuirono alla carestia del 1932-1933, che uccise milioni di persone.[10][11][12][13][14][15]
A metà degli anni trenta, in una fase di superamento delle difficoltà economiche e di crescita industriale, Stalin cominciò il tragico periodo delle purghe e del grande terrore in cui progressivamente eliminò fisicamente, con un metodico e spietato programma di repressione, tutti i suoi reali o presunti avversari nel partito ed oppositori politici, nell'economia, nella scienza, nelle forze armate e nelle minoranze etniche. Per rafforzare il suo potere e lo Stato sovietico contro possibili minacce esterne o interne di disgregazione, Stalin utilizzò il vasto sistema di campi di detenzione e lavoro (gulag) in cui furono imprigionati in condizioni deplorevoli milioni di persone.[16]
Nel campo della politica estera Stalin in un primo momento adottò una politica di collaborazione con l'Occidente; dopo l'accordo di Monaco, con cui Regno Unito e Francia permisero a Hitler l'annessione dei Sudeti dalla Cecoslovacchia, Stalin, sospettoso delle potenze occidentali e intimorito da una sempre più potente Germania, concluse l'accordo Patto Molotov-Ribbentrop con i nazisti che favorì l'espansionismo sovietico verso occidente e i Paesi baltici.
Colto di sorpresa dall'attacco iniziale tedesco con il quale la Germania nazista violava il patto di non aggressione sottoscritto dalle due potenze solo due anni prima,[17] nonostante alcuni errori di strategia militare nella fase iniziale della guerra, Stalin riorganizzò e diresse con efficacia il Paese e l'Armata Rossa fino a ottenere, anche se a costo di gravi perdite militari e civili, la vittoria totale nella grande guerra patriottica. Stalin rivestì un ruolo fondamentale nella lotta contro il nazismo e nella sconfitta di Adolf Hitler; le sue truppe, dopo aver liberato l'Europa orientale dall'occupazione tedesca, conquistarono Berlino e Vienna, costringendo lo stesso Hitler al suicidio.[18]
Dopo la vittoria Stalin, divenuto detentore di un potere virtualmente illimitato in Unione Sovietica e nell'Europa centro-orientale e assurto al ruolo di capo indiscusso del comunismo mondiale, accrebbe il suo dispotismo violento riprendendo politiche di terrore e di repressione, mentre l'Ucraina soffriva una carestia (1947).[19] Morì a causa di un'emorragia cerebrale nel 1953, lasciando l'Unione Sovietica ormai trasformata in uno dei Paesi più potenti della Terra,[20][21][22] una delle due superpotenze mondiali dotata di armi nucleari, e guida del mondo comunista.
Dal 1956, a partire dal XX Congresso del PCUS, Stalin, che era stato oggetto di un vero e proprio culto della personalità da parte di dirigenti e simpatizzanti del comunismo mondiale, è stato sottoposto a pesanti critiche da parte di politici e storici per la sua attività politica e per i suoi spietati metodi di governo.