L'iperinflazione nello Zimbabwe persevera dai primi anni 2000, poco dopo la confisca dei terreni agricoli posseduti dai bianchi e il ripudio dei debiti nei confronti del Fondo Monetario Internazionale. Dati del 14 novembre 2008 stimano il tasso d'inflazione annuo dello Zimbabwe pari a 89 700 miliardi di miliardi (89,7×1021) di punti percentuali[1].
Per cercare di stabilizzare l'economia, nell'aprile 2009 il governo ha smesso di stampare dollari zimbabwiani adottando come valute di riferimento il rand sudafricano e il dollaro statunitense[2].
Nel giugno 2019, il governo ha annunciato la reintroduzione dei dollari zimbabwiani e la contemporanea cessazione dal corso legale di valuta straniera. L'inflazione, a luglio 2019, si è incrementata ulteriormente del 175% per via del ritorno ad una politica monetaria eccessivamente espansiva rispetto alle capacità produttive (di beni tangibili) dello Zimbabwe.