Jean-Paul Marat

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Jean-Paul Marat
Ritratto di Marat realizzato da Joseph Boze (circa 1793)

Deputato alla Convenzione nazionale della Prima Repubblica francese
Durata mandato7 settembre 1792 –
13 luglio 1793
CoalizioneMontagnardi

Deputato della Senna
Durata mandato9 settembre 1792 –
13 luglio 1793
CoalizioneMontagnardi

Dati generali
Partito politicoClub dei Giacobini
Club dei Cordiglieri
Titolo di studioLaurea in Medicina
ProfessioneMedico
Giornalista
FirmaFirma di Jean-Paul Marat

«Per restare liberi occorre stare sempre in guardia nei confronti di chi governa.»

Jean-Paul Marat, detto l'Amico del popolo (Boudry, 24 maggio 1743Parigi, 13 luglio 1793), è stato un politico, medico, giornalista e rivoluzionario francese, di origini sardo-svizzere.

Dopo aver scritto diverse opere di argomento scientifico e politico-filosofico nell'ambito del tardo illuminismo, fu tra i protagonisti (con Danton, Saint-Just, Desmoulins e Robespierre) e ideologi - assieme a Sieyès - della rivoluzione francese, che egli sostenne con la sua attività giornalistica. Politicamente vicino ai Cordiglieri, fu deputato della Convenzione nazionale francese dal 20 settembre 1792 e, dal 5 aprile 1793, fu eletto presidente del Club dei Giacobini. Divenne un noto e ascoltato "tribuno" contro la monarchia e poi contro i rivoluzionari più moderati.

Fu assassinato dalla filo-girondina Charlotte Corday, che lo riteneva il principale istigatore dei massacri di settembre e del nascente regime del Terrore dei Montagnardi, mentre si trovava nella vasca da bagno per lenire una dolorosa malattia della pelle che lo affliggeva dal 1782. Dopo il colpo di Stato del 9 termidoro, le sue spoglie furono solennemente tumulate al Panthéon ma pochi mesi dopo furono rimosse e andarono perdute. Fu celebrato come martire della Repubblica dal pittore Jacques-Louis David nel famoso quadro neoclassico La morte di Marat, una delle immagini più iconiche della rivoluzione.

  1. ^ Citato in introduzione a: J.-P. Marat, Teoria dell'insurrezione, Grano Edizioni, 2016, raccolta di scritti, pagina 26

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