Lancia | |
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D'oro a quattro pali di rosso (Provenza antica)[1] | |
Stato | Regno di Sicilia |
Titoli | Marchese di Busca Principe di Salerno Principe di Taranto Conte di Butera, Fondi e Principato Citra Signore di Acerenza, Agira, Brolo, Calvello, Longi, Montalbano Jonico, Ocre, Paternò e Rapolla Capitano generale del Regno di Sicilia Maresciallo del Regno di Sicilia Vicario imperiale della Toscana Vicario imperiale della Lombardia occidentale Giustiziere della Sicilia Conte di Squillace Podestà di Padova |
Fondatore | Manfredi I Lancia |
Data di fondazione | XII secolo |
Etnia | italiana |
I Lancia (o Lança secondo la dizione in provenzale antico) furono, nel corso del XIII secolo, una delle più eminenti casate ghibelline italiane, nonché titolari di vasti possedimenti feudali in Piemonte e nel Regno di Sicilia.
Discendente degli aleramici marchesi di Busca, la casata dei Lancia si trapiantò in Sicilia in epoca sveva, grazie agli stretti legami politici e di parentela con l'imperatore e re Federico II. Egli infatti intrattenne una lunga relazione con Bianca Lancia, che divenne sua moglie in articulo mortis e fu madre del suo successore, Manfredi. In seguito alla conquista angioina i Lancia divennero i capofila del partito legittimista, e Galvano e Federico, fratelli di Bianca e zii di Manfredi, seguirono l'ultimo svevo, Corradino, fino alla tragica sconfitta di Tagliacozzo nel 1268.
Nuovamente esiliati, i figli di Federico, Corrado I Lancia e Manfredi, entrarono al servizio del re Pietro III d'Aragona, di cui furono tra i principali capitani durante la Guerra del Vespro. Corrado, valoroso ammiraglio, morì nella Battaglia di Capo d'Orlando nel 1299.
La casata si estinse nella linea maschile principale con le nipoti di Corrado, Cesarea ed Eleonora, la quale trasmise per matrimonio la contea nissena al principe aragonese Giovanni di Randazzo. Ulteriori linee collaterali proseguirono fino a epoche più recenti nei Lancia di Sicilia