Libro dei morti | |
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Titolo originale | ru nu peret em heru: Libro per uscire al giorno[1][2] |
Dettaglio del Papiro di Ani, copia del "Libro dei morti" risalente alla XIX dinastia egizia (1250 a.C. circa). British Museum, Londra. Il Papiro di Ani è riccamente illustrato: qui, l'anima di Ani è condotta per mano dal dio egizio Horus mentre il testo prosegue contornando le figure. | |
Autore | sacerdoti egizi |
Periodo | numerose versioni e redazioni a partire dal XVII/XVI secolo a.C. |
Genere | raccolta di formule magiche |
Lingua originale | egiziano antico |
Protagonisti | "ka" del defunto |
Altri personaggi | divinità, spiriti, mostri |
Il Libro dei morti è un antico testo funerario egizio, utilizzato stabilmente dall'inizio del Nuovo Regno (1550 a.C. circa) fino alla metà del I secolo a.C.[3] Il titolo originale del testo, traslitterato ru nu peret em heru[4], è traducibile come Libro per uscire al giorno[1][2][5] (altra possibile traduzione è Libro per emergere dalla luce). "Libro" è il termine che più si avvicina a indicare l'intera raccolta dei testi: il "Libro dei morti" si compone di una raccolta di formule magico-religiose (anche di notevole lunghezza: in un'edizione del 2008 della traduzione di Budge, il solo testo raggiunge le 700 pagine[6]) che dovevano servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio verso la Duat, il mondo dei morti, che si riteneva irto di insidie e difficoltà, e verso l'immortalità. Fu composto da vari sacerdoti egizi nell'arco di un millennio, indicativamente a partire dal XVII secolo a.C.
Il Libro dei morti si inserì in una tradizione di testi funerari che include i ben più antichi cosiddetti testi delle piramidi, tipici dell'Antico regno (XXVII–XXII secolo a.C.) e i cosiddetti Testi dei sarcofagi' risalenti al Primo Periodo Intermedio e al Medio regno (XXI–XVII secolo a.C.), che erano appunto inscritti su pareti di camere funerarie o su sarcofagi, ma non su papiri. Alcune delle formule del "Libro dei morti" derivano da tali raccolte precedenti, altre furono composte in epoche successive della storia egizia, risalendo via via al Terzo periodo intermedio (XI–VII secolo a.C.). I papiri delle varie copie del Libro dei morti, o di parte di esso, erano comunemente deposti nei feretri insieme alle mummie nell'ambito dei riti funebri egizi.
Non vi fu mai un'edizione canonica e unitaria del Libro dei morti e non ne esistono due esemplari uguali[7]: i papiri conservatisi contengono svariate selezioni di formule magiche, testi religiosi e illustrazioni. Alcuni individui sembrano aver commissionato copie del tutto personali del Libro dei morti, scegliendo probabilmente, con una certa libertà, frasi e formule che ritenevano importanti per il proprio accesso nell'aldilà. Il Libro dei morti era quasi sempre redatto in caratteri geroglifici o ieratici su rotoli di papiro, e talvolta decorato con illustrazioni o vignette (aventi, talvolta, un notevole valore artistico oltreché archeologico e paleografico) del defunto e delle tappe del suo viaggio ultraterreno.