« Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi" » ( Esodo 3,14, su laparola.net.) |
Il Libro dell'Esodo (ebraico שמות shemòt, "nomi", dall'incipit; greco Ἔξοδος èxodos, "uscita", latino Exodus) o Secondo Libro di Mosè è il secondo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana.
È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte (vedi Ipotesi documentale), costituendo il primo nucleo attorno al quale si sarebbe venuta a comporre la scrittura della Bibbia.
È composto da 40 capitoli. Nei primi 14 descrive il soggiorno degli Ebrei in Egitto, la loro schiavitù e la miracolosa liberazione tramite Mosè, mentre nei restanti descrive il soggiorno degli Ebrei nel deserto del Sinai. Il periodo descritto è tradizionalmente riferito al 1250-1200 a.C. (quindi nel XIII secolo a.C., e precisamente al tempo del faraone Merneptah)[1], mentre secondo altre ipotesi di identificazione con faraoni storici l'Esodo degli Ebrei dall'Egitto sarebbe da riferirsi a un periodo anteriore.[2]