Lingua degli uccelli

Huginn e Muninn sulle spalle di Odino, in un'illustrazione proveniente da un manoscritto islandese del XVIII secolo.

Per "lingua degli uccelli" si intende un linguaggio mistico, perfetto e divino, oppure un linguaggio magico-sapienziale o mitologico usato dagli uccelli per comunicare con gli iniziati. L'esistenza di questo linguaggio è ribadita nella mitologia, nella letteratura medievale e nell'occultismo. Si basa sull'assonanza sonora o analogica dei termini per camuffare i concetti più elevati, che restano così incomprensibili ai profani:[1] ad esempio si diceva «cristallo», che foneticamente sembra composto dai termini greci christos + als, cioè «sale di Cristo», per indicare il salnitro.[2]

Secondo la scienza moderna, il canto degli uccelli va considerato come un linguaggio non articolato ma rispondente a situazioni che si verificano nella propria sfera biotica che ne rendono possibile la decodificazione. Tali situazioni riguardano stati di pericolo, disagio, aggressività, richiesta di cibo, corteggiamento ecc. e possono essere paragonate a quelle che provocano il pianto nel bambino. Lo studio del canto degli uccelli rientra nell'ambito di una nuova scienza, la bioacustica musicale, che studia i fenomeni sonori in relazioni alle forme di vita del mondo animale.

In ogni caso il riferimento agli uccelli nell'ermetismo è più che altro simbolico, alludendo a un linguaggio «volatile», cioè spirituale e non grossolano.[3]

  1. ^ Patrick Rivière, Alchimia e spagiria: dalla grande opera alla medicina di Paracelso, pag. 58, trad. it. di Alessandro Dalla Zonca, Roma, Mediterranee, 2000.
  2. ^ Franco Manganelli, La cabala nolana, pag. 140, Guida Editori, 2005.
  3. ^ Patrick Burensteinas, Un alchimista racconta, trad. it. di Milvia Faccia, Roma, Edizioni Studio Tesi, 2019.

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