Una lingua flessiva (o fusiva) è un tipo morfologico che si caratterizza nel poter esprimere più relazioni grammaticali mediante un solo morfema.
L'italiano, come la maggior parte delle lingue indoeuropee appartiene a questo tipo morfologico.
Ad esempio, in gatte, la e è un suffisso che indica sia il genere (femminile) che il numero (plurale) dell'entità a cui si riferisce.
Le lingue flessive possono anche operare la "flessione interna" (apofonia), cioè indicare le diverse categorie grammaticali variando la vocale della radice della parola (quindi in posizione interna e non finale della parola), come in fare - feci o in drink - drank.
Questo è un fenomeno molto diffuso nelle lingue indoeuropee e semitiche, che non opera solo nei verbi ma è molto produttivo, ragione per cui spesso ci si riferisce a quelle lingue in cui è molto comune come "introflessive". Un esempio di introflessività è il cosiddetto "plurale fratto"[1] dell'arabo: ad esempio, la parola "libro" in arabo al singolare è kitāb, al plurale kutub, in cui dalla radice trilittera k-t-b tramite le due vocalizzazioni si ottengono singolare e plurale.
Il tipo linguistico delle lingue flessive si divide in due sottocategorie: