Maggioriano | |
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Augusto dell’Impero romano d'Occidente | |
Diritto di un solido di Maggioriano | |
Nome originale | Giulio Valerio Maggioriano |
Regno | 1º aprile 457 – 2 agosto 461 |
Tribunicia potestas | dal 457 |
Nascita | 420 circa |
Morte | 7 agosto 461 Tortona[1] |
Predecessore | Avito |
Successore | Libio Severo |
Padre | Donnino |
Consolato | 457 |
Giulio Valerio Maggioriano | |
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Nascita | 420 circa |
Morte | Tortona 7 agosto 461 |
Cause della morte | Assassinato |
Religione | Cristianesimo |
Dati militari | |
Paese servito | Impero romano d'Occidente |
Forza armata | Esercito romano |
Anni di servizio | 440-457 (attivo) |
Grado | Magister militum |
Comandanti | Flavio Ezio |
Guerre | Guerre romano-germaniche |
Campagne | |
Battaglie | |
Comandante di |
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«[La figura di Maggioriano] presenta la gradita scoperta di un grande ed eroico personaggio, quali talvolta appaiono, nelle epoche degenerate, per vendicare l'onore della specie umana.»
Giulio Valerio Maggioriano[2] (in latino Iulius Valerius Maiorianus; 420 circa – Tortona, 7 agosto 461) è stato un imperatore e generale romano d'Occidente dal 457 al 461.
Comandante militare di un certo successo, salì al trono dopo aver deposto l'imperatore Avito. Il suo regno fu caratterizzato da una politica estera volta a restaurare il controllo romano sulle province perdute – in particolare Gallia, Hispania e Africa – e da una politica interna avente lo scopo di risollevare le finanze imperiali, garantendo al contempo equità e giustizia.
Il suo tentativo fu frustrato dai tradimenti: di alcuni suoi soldati, che causarono la perdita della flotta radunata per riprendere l'Africa ai Vandali, e del suo generale Ricimero, che lo catturò e lo uccise. Fu l'ultimo imperatore capace di tentare di risollevare le sorti dell'Impero romano d'Occidente con le proprie risorse: gli imperatori che gli succedettero fino alla caduta dell'impero nel 476/480 non ebbero il potere effettivo, ma furono strumenti di potere di generali di origine barbarica o imposti e appoggiati dalla corte d'Oriente.