Febbre emorragica dell'ebola | |
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1976, foto di due infermiere di fronte al caso № 3 di Kinshasa, l'infermiera Mayinga, che fu curata ma morì più tardi nell'Ospedale di Ngaliema a Kinshasa, Zaire | |
Specialità | infettivologia |
Eziologia | virale |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-9-CM | 065.8 |
ICD-10 | A98.4 |
MeSH | D019142 |
MedlinePlus | 001339 |
eMedicine | 216288 |
Eponimi | |
Ebola | |
La malattia letale da virus Ebola (in inglese Ebolavirus disease - EVD), precedentemente conosciuta come febbre emorragica virale Ebola (Ebola haemorrhagic fever - EHF)[1] è una febbre emorragica degli esseri umani e di altri primati causata dal violento virus Ebola; è stata identificata per la prima volta nella Repubblica Democratica del Congo. La malattia si verifica in genere in focolai epidemici che interessano regioni tropicali dell'Africa sub-sahariana. A causa della carenza di strumentario appropriato e di protocolli igienico-sanitari, le epidemie su vasta scala scoppiano con più facilità nelle aree più povere ed isolate prive di ospedali moderni e di personale addestrato.
Il virus è introdotto in comunità entrando a contatto con sangue o fluidi corporei di un animale infetto, comunemente le scimmie o i pipistrelli della frutta.[2] Le volpi volanti sono portatrici sane[3].
I sintomi della malattia iniziano improvvisamente da due giorni a tre settimane dopo aver contratto il virus: come primo sintomo si afferma un dolore improvviso forte ad una o entrambe le orecchie, dopo un paio di giorni questo dolore si tramuta in febbre ad almeno 38,8°C, mal di gola lancinante, intensi dolori muscolari, mal di testa insopportabile e orecchie chiuse da emorragia dell'orecchio medio. A questi primi sintomi fanno in genere seguito violenta nausea, vomito di sangue, e diarrea di sangue, unitamente a segni di alterazione della funzionalità epatica e renale. In questa fase della malattia alcune persone possono cominciare a presentare gravi emorragie che si possono manifestare verso l'esterno (emorragie esterne) oppure interessare organi interni (emorragie interne). Il rischio di morte tra le persone infette è estremamente alto (fino al 90/95%).[2][4] Una volta che si sia verificata l'infezione umana, la malattia si diffonde attraverso gli esseri umani. Coloro che sopravvivono alla malattia possono essere in grado di trasmettere il virus attraverso lo sperma per quasi due mesi ed avere gravi problematiche di salute.[2]
La diagnosi richiede l'esclusione di altre malattie caratterizzate da sintomi simili, come la malaria, il colera, e altre febbri emorragiche virali o batteriche. Per confermare la diagnosi, i campioni di sangue del caso sospetto vengono testati con la ricerca di anticorpi anti-virus, RNA virale, o del virus stesso.[2]
Non esiste una terapia o farmaci specifici per la malattia: questa può resistere a qualsiasi trattamento tradizionale o innovativo. Il trattamento dei pazienti affetti è sostanzialmente un trattamento di supporto che comprende un'adeguata reidratazione orale (semplice acqua leggermente zuccherata e addizionata di una modica quantità di sale) o l'infusione di fluidi per via endovenosa, sperando che il virus non provochi emorragie fatali.[2]