La Marcia reale (estesamente, e secondo i casi,[3] Fanfara e marcia reale d'ordinanza dell'esercito italiano) fu l'inno nazionale del Regno d'Italia dall'unificazione del Paese (1861) fino all'armistizio dell'8 settembre 1943, e nuovamente dalla liberazione di Roma (1944) alla caduta della monarchia sabauda (1946).[4] Venne composta come marcia da parata nel 1831 o nel 1834[5] dal torinese Giuseppe Gabetti.[6]
- ^ La leggenda del Piave intervallò il vigore della Marcia reale dal 1943 al 1944.
- ^ Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Piero Giordana, Fratelli d'Italia: la vera storia dell'inno di Mameli, Milano, Mondadori, 2001, p. 24, ISBN 88-04-49985-0.
«La Penisola era di nuovo frammentata in staterelli, fra cui solo il Regno di Sardegna con capitale a Torino, lo Stato della Chiesa che andava dalla Romagna a Terracina e il Regno delle Due Sicilie, retto a Napoli dai Borbone, avevano un ragionevole respiro territoriale. In questi diversi luoghi della Penisola, capitando a una cerimonia pubblica, si sarebbe visto che le bande musicali adoperavano ovviamente spartiti diversi. In particolare nel Regno sabaudo si andava avanti con una militaresca Marcia sarda (a cui subentrò nel 1831 la Marcia reale scritta da Giuseppe Gabetti), mentre lo Stato borbonico usava un inno nazionale delle Due Sicilie che recava la firma di un musicista illustre, Giovanni Paisiello.»
- ^ La Fanfara reale è un tema a sé stante destinato a precedere l'esecuzione della marcia. In alcuni contesti, specialmente non ufficiali, può essere omessa. Cfr. Orchestra Domenico Lombardo, Marcia reale, su YouTube, 13 novembre 2014. URL consultato il 27 ottobre 2019.
- ^ Ridolfi et al., pp. 146-148.
- ^ Caravaglios, pp. 892-907.
- ^ Grondona, p. 51.