Il matrimonio è un'unione riconosciuta culturalmente e spesso legalmente tra due individui chiamati coniugi, a fini civili, religiosi o a entrambi i fini e che di norma viene celebrato attraverso una cerimonia pubblica detta nozze, comportando diritti e obblighi fra gli sposi e nei confronti dell'eventuale prole.
Storicamente, l'istituto del matrimonio risalirebbe al Neolitico, cioè al passaggio storico in cui gli umani hanno compreso il nesso causale fra l'atto sessuale e la procreazione. In effetti, alcune società, come i Naxi in Cina, hanno conservato fino agli anni 1990 la credenza che sia la donna da sola a generare figli[1] e non hanno matrimonio, cioè nessun giovane lascia la famiglia di origine: pertanto non esiste nemmeno la figura del padre[2].
Dunque, l'istituzione del matrimonio avrebbe seguito lo sviluppo dell'agricoltura, nata nella Mezzaluna fertile. In effetti, la prima attestazione scritta di una cerimonia di nozze risale al 2350 avanti Cristo in Mesopotamia[3]
Secondo gli antropologi, prima della nascita del matrimonio, l'organizzazione dei gruppi umani era più libera e consisteva di gruppi che potevano arrivare anche a 30 persone che si frequentavano con una certa promiscuità[3].
Le maggiori religioni monoteistiche hanno valorizzato la celebrazione matrimoniale come un atto e una promessa pronunciata davanti a Dio e davanti alla comunità dei fedeli.
In Italia, l'unione tra persone dello stesso sesso non è regolamentata tramite il matrimonio, ma tramite l'unione civile, che non è un matrimonio, bensì una «specifica formazione sociale» composta da persone dello stesso sesso[4], ma che permette tuttavia un livello di tutela e diritto reciproco molto simile al matrimonio. La nozione di coppia di fatto o convivenza di fatto si riferisce a coppie eterosessuali o omosessuali, e comporta una tutela molto più blanda, che può essere rafforzata da modelli di contratto di convivenza civile rafforzati e redatti da figure giuridiche.[5]