Monarchia asburgica è un termine storiografico convenzionale per designare l'insieme degli Stati governati dal ramo austriaco della Casa d'Asburgo e poi dalla Casa d'Asburgo-Lorena, sia interni che esterni al Sacro Romano Impero. Diversamente dalla corona imperiale - assegnata tramite elezione e cinta quasi ininterrottamente dagli Asburgo tra il 1438 e la fine dell'Impero nel 1806 - la sovranità sugli Stati che componevano la monarchia asburgica si trasmetteva per via ereditaria. In italiano spesso ci si riferisce a tale unione personale di Stati utilizzando la sineddoche Austria, poiché l'Arciducato d'Austria e la sua capitale Vienna ne rappresentavano il centro politico.
La monarchia si sviluppò dalle terre ereditarie degli Asburgo (per lo più le moderne Austria e Slovenia), accumulate dal 1278. Di un vero e proprio impero asburgico si può parlare dal sedicesimo secolo, quando Carlo V d'Asburgo, arciduca d'Austria e Imperatore, ereditò Paesi Bassi e Spagna, mentre suo fratello minore l'arciduca Ferdinando, fu poi eletto re di Boemia e di Ungheria a seguito della morte di Luigi II, il re di questi due Paesi, caduto in battaglia contro i turchi alla battaglia di Mohács. Da quel momento la monarchia crebbe fino al livello in cui poteva governare su larga parte dell'Europa centrale, costituendo così uno dei più lampanti esempi di monarchia composita, costituita da territori tra loro non contigui territorialmente.
Nel 1804 l'imperatore Francesco II, presagendo il prossimo scioglimento del Sacro Romano Impero, per non perdere il titolo di imperatore fuse gli Stati della monarchia asburgica nell'Impero austriaco, che nel 1867 si trasformò nell'Impero austro-ungarico, caduto nel 1919.