Movimento del Settantasette

Manifestazione femminista.

Il movimento del Settantasette è stato un movimento politico e culturale spontaneo ed esplosivo, a vocazione extra-parlamentare nato in Italia a Febbraio poi proclamato sciolto dagli stessi protagonisti a Ottobre, come sviluppo e trasformazione dei movimenti giovanili e operai ancora esistenti nel paese dopo il Sessantotto, costituendo una breve ma incisiva parabola di circa nove mesi (salvo poi tornare vivo negli anni successivi per azioni estemporanee dei suoi protagonisti)

Nato principalmente nell'area dei gruppi della sinistra extraparlamentare, diversamente dai precedenti movimenti studenteschi, non solo contestava il sistema dominante dei partiti e dei sindacati, ma metteva in discussione la tipologia delle organizzazioni che gli stessi studenti si erano dati fino ad allora: emersero anche alcune tematiche fino ad allora del tutto inedite[1]. I settantasettini erano "cosa" altra dai sessantottini, tentavano e spesso riuscivano a "sfangare" la giornata anche creando un nuovo modo borderline e a volte volutamente fuorilegge (sempre di sfida)[non chiaro], un taglio hippie di giovani avvezzi a vivere nelle loro "comuni", che includeva l'autoriduzione e le spese proletarie in un paese che era diffusamente povero dopo "l'austerity" con la quale si era toccato il fondo e le sostanze capitalistiche concentrate in mano a pochi ricchi.

Saliente ricordare come si sia cercato a più riprese la scomposizione del linguaggio (anche nei tadzebao e negli slogan),[non chiaro] di neologismi e per i più raffinati il far proprio, studiandolo, l'Esperanto come si parlava in certi luoghi di ritrovo ad Amsterdam. Chi aveva già cominciato a viaggiare per l'Europa da qualche tempo era ancor più motivato e si entusiasmava nelle caleidoscopiche piazze più calde, Bologna e Roma. Città che erano state segnate da vite e sogni spezzati di giovani per mano della repressione, da citare Francesco Lorusso e Giorgiana Masi. Del resto un Movimento di questa portata e così deflagrante purtroppo non poteva non avere i suoi morti, su cui piangere e riflettere amaramente.[2]

  1. ^ Per una ricerca sul movimento del Settantasette, in vag61.info. URL consultato il 2 maggio 2007.
  2. ^ Marco Grispigni, Il settantasette, Milano, Il saggiatore, 2006, ISBN 8872854644.

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