Muezzin

Un muezzin invita alla preghiera dal minareto (dipinto di Jean-Léon Gérôme del 1879)

Nella liturgia islamica, il muezzin (pron. [mueʣˈʣin][1]; in turco müezzin, dall'arabo مؤذن muʾadhdhin) o muezzino[2], anticamente chiamato in Italia talacimanno[3], è la persona incaricata di salmodiare cinque volte (tra notte e giorno) dal minareto il richiamo (adhān) che serve a ricordare l'obbligo di effettuare validamente la preghiera islamica della ṣalāt.

La formula dell'adhān è nel sunnismo:

Recite Arabo Translitterazione Traduzione
4x الله أكبر Allāhu Akbar Dio è [il più] grande*
2x أشهد أن لا اله إلا الله Aš-hadu an lā ilāha illa Llāh Testimonio che non c'è altro dio all'infuori di Dio
2x أشهد أن محمدا رسول الله Aš-hadu anna Muħammadan Rasūlu Llāh Testimonio che Maometto è il Messaggero di Dio
2x حي على الصلاة Hayya 'alā s-ṣalāh Affrettatevi alla preghiera
2x حي على الفلاح Hayya 'alāl-falāħ Affrettatevi alla felicità
2x الصلاة خير من النوم As-ṣalātu khayru min al-nawm Pregare è meglio che dormire**
2x الله أكبر Allāhu akbar Dio è [il più] Grande
1x لا إله إلا الله Lā ilāha illallāh Non c'è altro dio all'infuori di Dio

L’esortazione "Pregare è meglio che dormire", è recitata solo per la preghiera del mattino (ṣalāt al-fajr).

L'adhān per lo Sciismo è invece differente, perché aggiunge - tra i punti 5 e 6 - anche la formula ḥayya ʿalā khayr al-ʿamal (Orsù all'opera migliore) e perché pronuncia due volte il punto 7 della formula precedentemente esposta.

Il primo muezzin della storia islamica fu Bilāl, un liberto abissino dalla voce stentorea, affrancato da Abū Bakr che lo strappò alle torture del suo padrone indispettito per la conversione del suo schiavo.

  1. ^ Luciano Canepari, muezzin, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  2. ^ Muezzin, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 20 novembre 2015.
  3. ^ Talacimanno, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 20 novembre 2015.

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