Muhammad Ali | |||||||||||||||||||||||||
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Muhammad Ali nel 1967 | |||||||||||||||||||||||||
Nazionalità | Stati Uniti | ||||||||||||||||||||||||
Altezza | 191 cm | ||||||||||||||||||||||||
Peso | 93-107 kg | ||||||||||||||||||||||||
Pugilato | |||||||||||||||||||||||||
Categoria | Pesi massimi | ||||||||||||||||||||||||
Carriera | |||||||||||||||||||||||||
Incontri disputati | |||||||||||||||||||||||||
Totali | 61 | ||||||||||||||||||||||||
Vinti (KO) | 56 (37) | ||||||||||||||||||||||||
Persi (KO) | 5 (1) | ||||||||||||||||||||||||
Palmarès | |||||||||||||||||||||||||
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Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay Jr. (Louisville, 17 gennaio 1942 – Scottsdale, 3 giugno 2016[1]), è stato un pugile statunitense.
È considerato uno dei migliori pesi massimi di tutti i tempi.[2][3] Sin dagli inizi, Ali si contraddistinse come una figura carismatica, controversa dentro e fuori dal ring.[4] Il suo impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È tra gli sportivi più conosciuti di sempre, essendo stato nominato "sportivo del secolo" da periodici quali Sports Illustrated e "personalità sportiva del secolo" dalla BBC.[5][6] Fu inoltre autore di diversi best seller come The Greatest: My Own Story e The Soul of a Butterfly.
Ali, con il nome di battesimo Cassius Clay, incominciò ad allenarsi a 11 anni. Vinse l'oro ai Giochi di Roma nel 1960, e successivamente, nel 1964, all'età di 22 anni, conquistò il titolo dei pesi massimi sconfiggendo a sorpresa il temuto e potente campione in carica Sonny Liston. Successivamente si unì alla Nation of Islam (NOI) di Elijah Muhammad, cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo inizialmente il concetto di separatismo nero. Con una visione d'insieme profondamente influenzata dall'ammirazione per il mentore Malcolm X,[7] più tardi anche Ali lasciò la NOI, aderendo prima al sunnismo e poi praticando il sufismo, oltre a sostenere l'idea di integrazione razziale.
Nel 1967, tre anni dopo la conquista del campionato mondiale, Ali si rifiutò di combattere in Vietnam per la sua religione e la sua opposizione al conflitto. Fu arrestato e accusato di renitenza alla leva, e privato del titolo. Non combatté per i successivi tre anni. L'appello di Ali arrivò alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America, che annullò la condanna nel 1971. La sua battaglia come obiettore di coscienza lo rese un'icona degli anni sessanta.[8][9]
È l'unico peso massimo a essere stato campione in tre occasioni: nel 1964, 1974 e infine nel 1978. Tra il 25 febbraio e il 19 settembre 1964 fu inoltre campione della divisione. Detiene il maggior numero di premi "pugile dell'anno", assegnato da The Ring, avendo vinto nel 1963, 1966, 1972, 1974, 1975 e 1978.
Soprannominato "The Greatest" (Il più grande), Ali è stato protagonista di alcuni dei più importanti e famosi eventi del mondo pugilistico.[10] Tra questi vi furono la prima controversa sfida contro Sonny Liston, i tre aspramente combattuti match con l'irriducibile rivale Joe Frazier, e il cosiddetto Rumble in the Jungle, il drammatico incontro nel 1974 in Zaire contro il campione in carica George Foreman, col quale riconquistò i titoli persi sette anni prima.
In un'era dove molti pugili lasciavano parlare i manager, Ali, ispirato dal wrestler Gorgeous George, divenne famoso come personaggio provocatorio e stravagante.[11][12][13] Prese infatti il controllo di numerose conferenze stampa e interviste, parlando liberamente anche di problemi non legati al pugilato.[14][15] Con il proprio carisma si contraddistinse inoltre come uno dei principali innovatori della pratica del trash-talking nel mondo sportivo.[16] Trasformò profondamente il ruolo e l'immagine del pugile afroamericano negli Stati Uniti, diventando punto di riferimento del Potere nero.[17][18][19] Secondo la scrittrice Joyce Carol Oates, fu uno dei pochi atleti a "definire con i suoi termini la propria reputazione pubblica".[20]