Muhammad ibn Nasr

Muhammad I di Granada
Muhammad I (con la tunica rossa e lo scudo) alla guida delle sue truppe durante la rivolta mudegiara del 1264-1266. Illustrazione coeva conservata nel Cantigas de Santa Maria[1].
sultano di Granada
al-Ghalib biʾllāh
Stemma
Stemma
In carica1238 circa –
22 gennaio 1273
Predecessoretitolo creato
SuccessoreMuhammad II
sovrano della taifa di Arjona
In carica16 luglio 1232 –
1244 circa
NascitaArjona, 1195
MorteGranada, 22 gennaio 1273
SepolturaAlhambra
DinastiaNasridi
FigliMuhammad II di Granada
ReligioneIslam sunnita

Abu Abdullah Muhammad ibn Yusuf ibn Nasr (in arabo أبو عبد الله محمد بن يوسف بن نصر?), soprannominato Ibn al-Aḥmar (ابن الأحمر), cioè "il figlio del Rosso", per la colorazione rossiccia della barba o con il suo nome onorifico al-Ghalib billah (الغالب بالله, "Il vincitore per grazia di Dio"),[2][3] e noto anche semplicemente come Muhammad I di Granada[2] (Arjona, 1195Granada, 22 gennaio 1273), fu il primo sultano della dinastia nasride, di cui fu capostipite, e fondatore del Sultanato di Granada, l'ultimo Stato musulmano indipendente stato della penisola iberica.

Muhammad visse in un periodo durante il quale i regni cristiani della regione, in particolare il Portogallo, la Castiglia e l'Aragona, furono riprese nell'ambito della Reconquista a scapito dei musulmani, i quali erano a capo dell'Al-Andalus. Muhammad ibn Yusuf assunse il potere nella sua nativa Arjona nel 1232 quando si ribellò al signore de facto di Al-Andalus, Ibn Hud. Durante tale ribellione, riuscì ad assumere brevemente il controllo di Cordova e Siviglia, prima di perdere entrambe le città a favore di Ibn Hud. Costretto a riconoscere la sovranità di Ibn Hud, Muhammad fu in grado di preservare Arjona e Jaén. Nel 1236 tradì Ibn Hud aiutando Ferdinando III di Castiglia a espugnare Cordova. Negli anni che seguirono, Muhammad riuscì a ottenere il controllo sulle città del sud, tra cui Granada (1237), Almeria (1238) e Malaga (1239). Nel 1244 perse Arjona in favore della Castiglia. Due anni dopo, nel 1246, accettò di arrendersi a Jaén e riconobbe la signoria di Ferdinando in cambio di una tregua dalla durata ventennale.

Nei diciotto anni che seguirono, Muhammad consolidò il suo dominio mantenendo rapporti relativamente pacifici con la Corona di Castiglia, tanto che nel 1248 aiutò persino il regno cristiano a strappare Siviglia ai musulmani. Nel 1264, tuttavia, si rivoltò contro la Castiglia e assistette alla fallita rivolta mudegiara del 1264-1266 istigata dai sudditi musulmani della Castiglia appena sottomessi. Nel 1266 i suoi alleati a Malaga, i Banu Ashqilula, si ribellarono all'emirato. Quando questi vecchi alleati chiesero l'aiuto di Alfonso X di Castiglia, Muhammad riuscì a convincere il comandante delle truppe castigliane, Nuño González de Lara, a rivoltarsi contro Alfonso. Nel 1272, Nuño González si impegnò attivamente nel tentativo di contrastare la Castiglia. L'esito del conflitto tra il sultanato da una parte e la Castiglia e i Banu Ashqilula dall'altra appariva ancora incerto nel 1273, quando Muhammad morì per via delle ferite riportate dopo una caduta di cavallo. Gli successe il figlio, Muhammad II, rimasto al potere per circa un trentennio.

I discendenti di Muhammad ressero il Sultanato di Granada fino al 1492, quando l'ultimo rappresentante, Boabdil (Abū 'Abd Allāh), si arrese al re della Castiglia nel gennaio di quell'anno. La sua altra eredità fu la costruzione dell'Alhambra, la sua residenza a Granada. I suoi successori avrebbero continuato a costruire il palazzo e il complesso della fortezza e a risiedervi, ed è durato fino ai giorni nostri come eredità architettonica dell'emirato.

  1. ^ Assieme a quello di sultano, anche i titolo di re ed emiro (in arabo amir) venivano utilizzati nei documenti ufficiali e dagli storici: Rubiera Mata (2008), p. 293.
  2. ^ a b Vidal Castro (2000), p. 802.
  3. ^ Latham e Fernández-Puertas (1993), p. 1020.

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