Musica classica

Disambiguazione – Se stai cercando il periodo della storia della musica fra il Barocco e il Romanticismo, vedi Classicismo (musica).
Disambiguazione – Se stai cercando il film del 1928, vedi Musica classica (film).
Fotomontaggio di compositori classici. Da sinistra a destra in alto: Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven;
seconda fila: Gioachino Rossini, Felix Mendelssohn, Fryderyk Chopin, Richard Wagner, Giuseppe Verdi;
terza fila: Johann Strauss II, Johannes Brahms, Georges Bizet, Pëtr Il'ič Čajkovskij, Antonín Dvořák;
ultima fila: Edvard Grieg, Edward Elgar, Sergei Rachmaninov, George Gershwin, Aram Il'ič Chačaturjan

Col termine musica classica ci si riferisce alla musica colta, sacra e profana, composta o avente radici nel contesto della cultura occidentale. Essa abbraccia approssimativamente un arco di tempo che comincia dall'XI secolo e si estende fino al XX secolo[1] o, a seconda delle convenzioni, fino all'età contemporanea. Tale periodo include, in particolare, il periodo caratterizzato dallo sviluppo e impiego prevalente dell'armonia tonale, codificata tra il XVII e il XIX secolo[2]. In contesti più specializzati il termine "musica classica" può essere anche riferito, in senso più restrittivo, al periodo musicale detto Classicismo[3], ma nel linguaggio comune l'espressione è intesa nel suo significato più esteso (in opposizione a musica leggera o a musica popolare).

I confini della categoria sono sfumati e opinabili, in quanto il marchio di classicità viene in genere assegnato dai posteri; dunque, ciò che oggi si definisce "classico" non lo era necessariamente ai tempi in cui venne composto. In particolare, a seconda dei contesti il concetto di "musica classica" può includere o no la musica colta contemporanea. L'indicazione di "musica classica" in riferimento alla musica colta europea appare agli inizi del XIX secolo, allo scopo di "canonizzare" il periodo che va da Bach a Beethoven, passando per Händel e Mozart, come l'epoca d'oro della musica[4] e i primi riferimenti a tale utilizzo, secondo quanto riportato nell'Oxford English Dictionary, risalgono intorno al 1836.[1][5]

Una caratteristica importante della musica colta europea è l'abbandono della tradizione orale e l'introduzione di un sistema di notazione musicale, sviluppato gradualmente a partire dal IX secolo.[6] Nel corso del tempo l'improvvisazione e l'ornamentazione estemporanea o ad libitum, di uso comune fino al XVII e XVIII secolo, hanno gradualmente perso spazio nell'esecuzione del repertorio scritto, nel quale la volontà del compositore, trasferita nella notazione, viene interpretata nei limiti della composizione stessa, senza più concedere spazio a modifiche arbitrarie della musica da parte degli esecutori.[7][8][9]

  1. ^ a b "Classical", The Oxford Concise Dictionary of Music, ed. Michael Kennedy, (Oxford, 2007), Oxford Reference Online.
  2. ^ Questo periodo è spesso indicato nella letteratura anglosassone come common practice era ( Common practice period, in Enciclopedia Britannica. URL consultato il 10 aprile 2014.)
  3. ^ A differenza di altre arti (come pittura o scultura) in musica il periodo classico non indica l'età greco-romana antica.
  4. ^ Rushton, Julian, Classical Music, (London, 1994), 10
  5. ^ The Oxford English Dictionary, classical, a., su dictionary.oed.com, The OED Online, 2007. URL consultato il 10 maggio 2007.
  6. ^ Chew, Geffrey & Rastall, Notation, Plainchant: Pitch-specific notations, 13th–16th centuries, in Grove Online, §III, 1(vi).
  7. ^ Malm, W.P./Hughes, David W., Japan Notation systems: Introduction, in Grove Online, §III, 1.
  8. ^ (EN) Ian D. Bent, David W. Hughes, Robert C. Provine, Richard Rastall, Anne Kilmer, Notation, §I: General, in Grove Online, §III, 1.
  9. ^ (EN) Middleton, Richard, Popular music, §I, 4: Europe & North America: Genre, form, style, in Grove Online, §III, 1.

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