Narsete | |
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Scultura nella roccia di Narsete a Naqsh-e Rostam in Iran | |
Re d'Armenia | |
In carica | 270 – 293 |
Predecessore | Ormisda I |
Shahanshah dell'impero sasanide | |
In carica | 293 – 303 |
Predecessore | Bahram III |
Successore | Ormisda II |
Nascita | tra il 228 e il 233 |
Morte | 303 |
Dinastia | Sasanidi |
Padre | Sapore I |
Consorte | Shapurdukhtak |
Figli | Ormisda II |
Religione | zoroastrismo |
Narsete (tra il 228 e il 233 – 303), traslitterato anche nelle forme Narseh, Narses e Narseus (in medio persiano 𐭮𐭥𐭮𐭧𐭩; in persiano moderno: نرسه, Narsē) fu il settimo re dei re dell'impero sasanide dal 293 alla sua morte, avvenuta un decennio dopo.
Ultimogenito di Sapore I (regnante dal 240 al 270), Narsete prestò servizio in veste di governatore del Sakastan, dell'Indo e del Turan (odierno Pakistan orientale) sotto suo padre. Sapore I fu infine succeduto da suo figlio Ormisda I (r. 270-271), che morì dopo un regno di un anno. Il primogenito di Sapore I Bahram I, che non era mai stato considerato un papabile candidato alla successione al trono da suo padre, salì al trono grazie all'aiuto del potente sacerdote zoroastriano Kartir. In seguito, Narsete giunse a un accordo con il sovrano volto a rinunciare al suo diritto al trono in cambio del governatorato dell'importante provincia di frontiera dell'Armenia, che era costante oggetto di contesa tra l'impero romano e quello sasanide. Narsete deteneva il titolo di Vazurg Šāh Arminān ("Grande re d'Armenia"), usato dall'erede al trono nella prima epoca sasanide. Tuttavia, è molto probabile che Narsete non rinunciò mai in cuor suo alla prospettiva di diventare sovrano dell'impero sasanide, tanto che con il tempo si convinse a ritenere Bahram I alla stregua di un usurpatore.
La successione del figlio di Bahram I, Bahram II (r. 274-293), avvenne senza problemi. Tuttavia, dopo la morte di quest'ultimo nel 293, il nobile Wahnam fece incoronare il figlio di Bahram II, Bahram III, non incontrando il sostegno di altri aristocratici. L'autorità di Bahram III fu dunque messa in discussione da più partiti, i quali auspicavano invece che fosse Narsete di governare. Alla fine, Bahram III dovette abdicare e rinunciare al ruolo di scià, mentre Wahnam fu giustiziato. L'ascesa al trono di Narsete lo rese il primo monarca sasanide a non accedere alla massima carica in qualità di principe ereditario. Le circostanze dell'ascesa al potere di Narsete sono descritte in maniera dettagliata nell'iscrizione di Paikuli, una sorta di copia della Res Gestae Divi Augusti realizzata per legittimare il suo potere.[1]
Tre anni dopo la sua ascesa, scoppiò nuovamente una guerra tra sasanidi e romani. Nella primavera del 297, le forze di Narsete inflissero una pesante sconfitta ai rivali guidati da Galerio. L'anno successivo, tuttavia, Narsete subì una cocente battuta d'arresto a Satala; le sue mogli, i suoi figli e molti nobili iranici furono fatti prigionieri di guerra. A causa di questa gravissima sconfitta, che suscitò numerosi malumori interni, Narsete fu costretto ad accettare di stipulare un trattato di pace vantaggioso per i romani, cedendo loro diverse terre di confine.
In campo religioso, Narsete perseguì la medesima politica di tolleranza adottata dal padre. Morto nel 303, gli subentrò suo figlio Ormisda II.