Il nazionalismo di sinistra è un orientamento politico-ideologico che unisce la difesa dell'indipendenza, dell'autonomia o dell'identità nazionale a istanze socialiste. Ha avuto diverse manifestazioni a seconda del contesto storico. Nella prima parte del XIX secolo, in Occidente il nazionalismo fu spesso associato alla sinistra, ma a partire dalla seconda metà del secolo fu progressivamente adottato dalla destra e respinto dalla sinistra. Il rifiuto del nazionalismo da parte della sinistra derivava dalla posizione del marxismo sulla questione nazionale, fondata sull'internazionalismo proletario, secondo cui la costruzione dello Stato nazionale è opera della borghesia mentre i proletari «non hanno patria». Nel XX secolo, al di fuori del mondo occidentale e nelle sue periferie, si svilupparono diverse forme di nazionalismo di sinistra incentrate sulla lotta contro l'imperialismo e il colonialismo.
I movimenti di sinistra del XX secolo generalmente attribuivano al termine nazionalismo un'intrinseca connotazione negativa, associandolo strettamente al nazionalismo borghese da essi avversato. Di conseguenza, preferivano tendenzialmente definire il proprio legame con la nazione come patriottismo proletario, contrapponendolo al nazionalismo borghese e presentandolo come compatibile o complementare rispetto all'internazionalismo proletario[1]. Tuttavia, in sede scientifica il termine nazionalismo è utilizzato per designare ogni orientamento politico fondato sull'idea di nazione, intercambiabilmente con patriottismo e senza connotazioni valutative, non sussistendo un chiaro confine tra i due concetti[2].
Un altro termine impiegato in sostituzione di nazionalismo è nazionalitarismo, adoperato in riferimento ai nazionalismi del terzo mondo[3] e ai cosiddetti nazionalismi periferici[4], i quali si battono per l'indipendenza o l'autonomia di entità substatali.
In riferimento alla combinazione del nazionalismo con il comunismo si parla specificamente di nazionalcomunismo[5][6], termine che nel lessico delle correnti più a sinistra del movimento comunista (come il trockismo e il bordighismo) ha il significato di deviazione dall'internazionalismo e dunque possiede una connotazione negativa[7][8].
Nel XXI secolo la definizione di nazionalisti di sinistra è stata applicata anche a partiti e movimenti su posizioni caratterizzate da populismo di sinistra, sovranismo, euroscetticismo, antiglobalismo e chiusura (o cumunque cautela) verso l'immigrazione di massa, in un'ottica di protezione socio-economica dei ceti meno abbienti della nazione[9][10][11], con particolare attenzione alla difesa dello Stato sociale nazionale[12].