Operazione Allied Force, parte della guerra del Kosovo | |||
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F-15E in partenza verso la Serbia dalla base di Aviano | |||
Data | 24 marzo - 10 giugno 1999 | ||
Luogo | Jugoslavia, soprattutto nella Repubblica di Serbia | ||
Causa | Massacro di Račak | ||
Esito | Vittoria della NATO | ||
Modifiche territoriali | Accordo di Kumanovo | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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2.500 civili morti, di cui 89 bambini[15][16] 3 giornalisti cinesi morti nel bombardamento americano dell'ambasciata cinese di Belgrado | |||
Tutte le perdite della NATO sono statunitensi; secondo alcune associazioni non governative europee, nell'esercito italiano sono stati riscontrati casi di soldati morti di cancro a seguito dell'utilizzo durante questa guerra di armi contenenti uranio impoverito, tuttavia la commissione parlamentare d'inchiesta Italiana non ha trovato correlazioni tra l'uranio impoverito e i tumori sviluppati.[20] | |||
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L'operazione Allied Force (in italiano "Forza Alleata") è stata la campagna di attacchi aerei portata avanti dalla NATO per oltre due mesi contro la Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević, con l'intento di ricondurre la delegazione serba al tavolo delle trattative, che aveva abbandonato dopo averne accettato le conclusioni politiche, e di contrastare l'operazione di spostamento della popolazione del Kosovo allo scopo di predisporre una sua spartizione tra Serbia e Albania. L'esistenza di un piano predisposto a tale scopo non è mai stata provata con sufficiente certezza, ma resta un fatto che appena iniziarono le incursioni aeree NATO l'esercito serbo iniziò operazioni volte a ottenere esodi massicci e compì in taluni casi dei veri massacri.
Durante quei mesi si sviluppò una serie molto intensa di attacchi aerei partiti dall'Italia e da navi nell'Adriatico (in un secondo momento anche dall'Ungheria), contro la presenza militare serba in Kosovo e contro la capacità bellica serba, con una scelta degli obiettivi ad ampio spettro e con interventi "dissuasivi" e intimidatori nei confronti della popolazione allo scopo di esercitare una pressione su Milošević; tra questi il bombardamento delle centrali elettriche (soprattutto con bombe alla grafite, a effetto "psicologico", che non provocano danni permanenti ma prolungati blackout), e il bombardamento della sede della televisione serba a Belgrado.
L'operazione Allied Force è stata la seconda azione militare nella storia della NATO sui territori dell'ex-Jugoslavia dopo l'operazione Deliberate Force del 1995 in Bosnia ed Erzegovina.
Il segretario generale della NATO Javier Solana dichiarò che il punto dell'operazione era applicare la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle nazioni unite n. 1199/98 per il cessate il fuoco, ma la Risoluzione non autorizzava in modo esplicito l'uso della forza.[21]
I Paesi della NATO tentarono di ottenere l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per l'azione militare, incontrando l'opposizione di Russia e Cina, le quali dichiararono che avrebbero posto il veto su tale misura. Di conseguenza, la NATO lanciò la sua campagna senza l'approvazione dell'ONU, affermando che si trattava di un intervento umanitario. Lo Statuto delle Nazioni Unite proibisce l'uso della forza, se non per una decisione del Consiglio di Sicurezza ai sensi del Capitolo VII, o di autodifesa contro un attacco armato, ma nessuna delle due circostanze era presente in questo caso.[21]