Operazione Barbarossa

Operazione Barbarossa
parte del fronte orientale della seconda guerra mondiale
In senso orario da in alto a sinistra: soldati tedeschi avanzano attraverso la Russia settentrionale; squadra tedesca armata di lanciafiamme in azione; aerei sovietici Ilyushin Il-2 volano sulle posizioni tedesche vicino a Mosca; prigionieri di guerra sovietici sono inviati ai campi di detenzione; soldati sovietici fanno fuoco con l'artiglieria
Data22 giugno–5 dicembre 1941
LuogoEuropa centrale e orientale
EsitoFallimento strategico delle potenze dell'Asse:
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
~ 3 500 000 uomini
3 300 carri armati[1]
2 770 aerei[2]
~ 4 700 000 uomini, 2 500 000 sulla linea del fronte
~ 17 000 carri armati[3]
9 600 aerei[2]
Perdite
830 903 (173 722 morti, 35 875 dispersi, 590 000 feriti)[4]4 308 094 (2 993 803 morti o dispersi/prigionieri, 1 314 000 feriti)[5]
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Operazione Barbarossa (in tedesco: Unternehmen Barbarossa, in russo Операция Барбаросса) era il nome in codice dell'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista e di alcune altre potenze dell'Asse, iniziata domenica 22 giugno 1941, durante la seconda guerra mondiale. L'operazione mise in atto l'obiettivo ideologico della Germania nazista di conquistare l'Unione Sovietica occidentale per ripopolarla di tedeschi. Il Generalplan Ost mirava a utilizzare parte del popolo conquistato come forza lavoro a beneficio dell'impegno bellico dell'Asse, mentre quest'ultimo acquisiva le riserve di petrolio del Caucaso e le risorse agricole dei vari territori sovietici. L'obiettivo finale includeva l'eventuale sterminio, la schiavitù, la germanizzazione e deportazione di massa in Siberia dei popoli slavi e l'espansione del Lebensraum (spazio vitale) della Germania.[6][7]

Nei due anni precedenti l'invasione, la Germania e l'Unione Sovietica firmarono patti politici ed economici a fini strategici. Dopo l'occupazione sovietica della Bessarabia e della Bucovina settentrionale, l'Alto Comando tedesco iniziò a pianificare un'invasione dell'Unione Sovietica nel luglio 1940 (sotto il nome in codice "Operazione Otto"), che Adolf Hitler autorizzò il 18 dicembre 1940. Nel corso dell'operazione, circa tre milioni di uomini appartenenti alle potenze dell'Asse—la più grande forza di invasione nella storia militare—invasero l'Unione Sovietica occidentale lungo un fronte di 2 900 chilometri, con 600 000 veicoli a motore e oltre 600 000 cavalli per operazioni esterne al combattimento. L'offensiva segnò una massiccia escalation della seconda guerra mondiale, sia geograficamente che nella formazione della coalizione Alleata, inclusa l'Unione Sovietica.

L'operazione ha causato l'apertura del fronte orientale, in cui sono state impegnate più forze che in qualsiasi altro teatro di guerra nella storia. Il teatro ha visto alcune delle più grandi battaglie mai combattute, le più orribili atrocità e il numero più alto di vittime (sia per le forze sovietiche che per quelle dell'Asse), fattori che hanno influenzato il corso della seconda guerra mondiale e la successiva storia del XX secolo. L'esercito tedesco catturò circa cinque milioni di soldati dell'Armata Rossa sovietica.[8] I nazisti lasciarono morire di fame, o uccisero in altro modo, oltre tre milioni di prigionieri di guerra sovietici e un vasto numero di civili, mentre lo Hungerplan venne attuato per risolvere la carenza di cibo tedesca e sterminare la popolazione slava attraverso la fame.[9] Fucilazioni di massa e uccisioni tramite gassazione, eseguite dai nazisti o da collaboratori volontari,[10] portarono alla morte di oltre un milione di ebrei sovietici come parte dell'Olocausto.[11]

Operativamente, le forze tedesche ottennero vittorie significative e conseguirono successi tattici uno dopo l'altro, occupando alcune delle aree economiche più importanti dell'Unione Sovietica (principalmente in Ucraina) e infliggendo pesanti perdite. In meno di sei mesi le truppe tedesche avanzarono di quasi 1 000 chilometri fino all'area della capitale sovietica. Nonostante questi primi successi, l'offensiva tedesca si fermò nella battaglia di Mosca alla fine del 1941 e la successiva controffensiva invernale sovietica respinse le truppe tedesche, impedendo alla Germania di raggiungere l'obiettivo strategico della linea A-A. I tedeschi erano fiduciosi di un rapido crollo delle forze nemiche come nella campagna di Polonia, speranza alimentata ulteriormente dai loro iniziali successi, ma l'Armata Rossa assorbì i colpi più forti della Wehrmacht e la condusse in una guerra di logoramento per la quale i tedeschi erano impreparati.

Il fallimento strategico dell'Operazione Barbarossa rovesciò le sorti della Germania nazista.[12] Con una guerra aperta su più fronti, le forze della Wehrmacht non poterono più attaccare lungo l'intero fronte orientale e le successive operazioni per riprendere l'iniziativa e penetrare in profondità nel territorio sovietico—come l'Operazione Blu nel 1942 e la battaglia di Kursk nel 1943—alla fine fallirono, il che portò la Wehrmacht alla ritirata e al tracollo finale.

  1. ^ Glantz, House 1998, p. 31.
  2. ^ a b Glantz, House 1998, p. 37.
  3. ^ Bellamy 2010, p. 213.
  4. ^ Bauer 1971, pp. 182-183.
  5. ^ Glantz, House 1995, p. 292.
  6. ^ (EN) Norman Rich, Hitler's War Aims: Ideology, the Nazi State, and the Course of Expansion, W.W. Norton, 1973, pp. 204-221, ISBN 978-0233964768.
  7. ^ Snyder 2010, p. 416.
  8. ^ (EN) Johann Chapoutot, The Law of Blood: Thinking and Acting as a Nazi, The Belknap Press of Harvard University Press, 2018, ISBN 978-0-67466-043-4.
  9. ^ Snyder 2010, pp. 175-186.
  10. ^ (EN) Raul Hilberg, Perpetrators, Victims, Bystanders: The Jewish Catastrophe, 1933–1945., Harper Collins, 1992, pp. 58-61, 199-202, ISBN 0-8419-0910-5.
  11. ^ (EN) United States Holocaust Memorial Museum, Historical Atlas of the Holocaust, Macmillan Publishing, 1996, pp. 50-51, ISBN 978-0-02897-451-4.
  12. ^ (EN) Laurence Rees, What Was the Turning Point of World War II?, su HistoryNet, 2010. URL consultato il 18 luglio 2021.

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