Operazione Quercia

Operazione Quercia
Unternehmen Eiche
parte della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale
Il maggiore dei paracadutisti Harald-Otto Mors alla destra di Benito Mussolini in abiti civili
Data12 settembre 1943
LuogoCampo Imperatore, Gran Sasso
EsitoLiberazione di Benito Mussolini
Schieramenti
Comandanti
Kurt Student
Harald-Otto Mors
Georg von Berlepsch
Giuseppe Gueli
Alberto Faiola
Perdite
Alcuni feriti2 morti
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Operazione Quercia (in tedesco Unternehmen Eiche) fu il nome in codice dato all'operazione militare condotta il 12 settembre 1943 dai paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division che portò alla liberazione di Benito Mussolini dalla prigionia a Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Dopo essere stato arrestato il 25 luglio 1943, Mussolini venne condotto in varie località e alla fine trasferito a Campo Imperatore a fine estate del 1943, una zona isolata e raggiungibile solo tramite funivia, dove era guardato a vista. Per non rischiare di farlo cadere in mano agli Alleati, Adolf Hitler ordinò al generale dei paracadutisti Kurt Student di organizzare una missione per la liberazione del Duce servendosi dei suoi Fallschirmjäger, a cui vennero aggregati, per ragioni politiche, sedici uomini del Servizio di sicurezza (Sicherheitsdienst - SD) delle SS agli ordini del capitano Otto Skorzeny.

Il 12 settembre, pochi giorni dopo il proclama Badoglio che annunciava la resa incondizionata delle forze italiane agli Alleati, i paracadutisti tedeschi lanciarono un audace assalto per liberare Mussolini, che si risolse con successo e senza perdite per gli assalitori. Grazie ai suoi contatti diretti con Ernst Kaltenbrunner e Heinrich Himmler, fin da subito Skorzeny riuscì a imporre la propria versione distorta e autocelebrativa dei fatti avvenuti sul Gran Sasso, versione che per ragioni politiche e di prestigio fu utilizzata e resa ufficiale dalla propaganda nazista, la quale utilizzò la figura di Skorzeny e il successo dell'azione per risollevare il morale dell'esercito tedesco dopo i rovesci in Tunisia, in Sicilia e sul fronte sovietico. Tale ricostruzione nel dopoguerra trovò ampio risalto, nonostante i rapporti ufficiali e le testimonianze dei protagonisti negassero un reale coinvolgimento di Skorzeny nella fase preparatoria ed esecutiva dell'operazione.


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