Paolo Virno (Napoli, 27 giugno 1952) è un filosofo, semiologo ed attivista politico italiano, docente di filosofia del linguaggio, semiotica ed etica presso l'Università Roma Tre[1].
Con un trascorso da militante dapprima nelle file dell'organizzazione della sinistra extraparlamentare Potere Operaio, legata ideologicamente al marxismo operaista, e poi in quella che veniva ritenuta l'ala più dura e intransigente politicamente del movimento del Settantasette, di cui è stato appunto una delle figure di spicco, il suo pensiero s'inserisce nel pieno solco della riscoperta critica contemporanea della filosofia spinoziana, da lui riletta radicalmente alla luce degli apporti teorici delle scuole di pensiero postmoderne e della sua stessa esperienza operaista.
Scontò nel corso degli anni ottanta un periodo di reclusione in quanto accusato assieme ad altri operaisti, contestualmente alla discussa e controversa inchiesta nota come Processo 7 aprile, d'appartenere ad una vasta rete organizzata di bande armate eversiva comprendente persino le Brigate Rosse, venendo però alfine assolto definitivamente dalle accuse a suo carico. Nel corso della detenzione ebbe modo d'elaborare le sue teorie, che trovarono poi espressione nella rivista d'argomento filosofico Luogo comune.