Pazzia nell'antica Roma

Le prime concezioni della pazzia nell'antica Roma furono essenzialmente animistiche: i sintomi erano cioè considerati espressione di forze esterne al soggetto, come le divinità, che influenzavano l'agire dell'uomo. Tale interpretazione separava dunque dalla persona la malattia mentale che si pensava avesse una causa soprannaturale[1].

Nella religione romana, per esempio, vi era la credenza che i lemuri[2], spiriti dei morti, ossia anime che non riuscivano a trovare riposo a causa della loro morte violenta, tornassero sulla terra a tormentare i vivi, perseguitandoli fino a portarli alla pazzia.[3].

  1. ^ G. Zilboorg, G Henry, Storia della psichiatria, Feltrinelli editore, 1963, p.22
  2. ^ Dal latino "lemures", cioè "spiriti della notte", detti anche Larva[e], termine equivalente a fantasma
  3. ^ Ovidio, Fasti V 419 sgg.

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