Il pluteo era un piccolo riparo mobile, dotato di tre ruote ed usato dall'esercito romano, che poteva avere forma ad angolo retto o ricurva. Era normalmente in legno, ricoperto da pelli per limitare al minimo il rischio di incendiarsi.[1] Le tre ruote davano, quindi, a questo strumento di difesa per gli assedianti, la possibilità di una grande manovrabilità, con spostamenti repentini verso le mura avversarie, riparati dallo stesso, come ci racconta Cesare nell'assedio di Marsiglia del 49 a.C. durante la guerra civile.[2]
La loro funzionalità era quella di aiutare ad avvicinare macchine d'assedio più grandi ed importanti ai fini dello sfondamento o assalto delle mura nemiche. In alcuni casi potevano diventare validi ripari fissi come accadde durante la conquista della Gallia, descritti da Cesare nel corso delle campagne del 51 a.C., quando lo stesso generale puntò verso la regione che era appartenuta ad Ambiorige, per devastarla e far razzie,[3] oppure a protezione del porto di Brindisi nel tentativo di bloccarvi Gneo Pompeo Magno.[4]
«Cesare, temendo che Pompeo, non giudicasse opportuno lasciare l'Italia, decise di bloccare il porto di Brindisi. [...] dove l'imboccatura del porto era più stretta fece gettare su entrambe le rive un terrapieno [...] piazzava poi sul prolungamento della diga coppie di zattere di trenta piedi per lato [...] sul davanti ed ai due lati le proteggeva con graticci e plutei, mentre con quattro zattere faceva innalzare due torri a due piani, per difendersi meglio dall'assalto delle navi e degli incendi.»