Risorgimento |
Panoramica Con Risorgimento la storiografia si riferisce al periodo della storia d'Italia durante il quale la penisola italiana conseguì la propria unità nazionale, riunendo in un solo Stato - il Regno d'Italia - gli stati preunitari.
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Contesto storico - origini |
Il Risorgimento italiano trae origine idealmente da diverse tradizioni storiche Accesi dapprima dalla Repubblica Corsa e poi dalla Rivoluzione Americana, alla fine del XVIII secolo gli ideali della Rivoluzione francese si diffusero per l'Europa, e gran parte della penisola italiana, sia pure per pochi anni, divenne sede di repubbliche giacobine. La Restaurazione, voluta al Congresso di Vienna dalle potenze vincitrici di Napoleone non riuscì a rimuovere dal corso della storia le novità rivoluzionarie introdotte. La storia risorgimentale italiana si dipana nel XIX secolo, parallelamente alla storia dell'Europa che vede l'emergere degli stati nazione nel vecchio continente, sulla spinta dei nazionalismi, e la richiesta dei popoli di essere garantiti nei loro diritti con una Costituzione. Nel 1848 l'Europa viene scossa dalla Primavera dei popoli ed entro fine secolo, oltre all'unificazione italiana, si avrà l'unificazione della Germania, la creazione della moderna Confederazione Elvetica e l'indipendenza della Grecia, dopo una lotta per l'indipendenza contro l'occupazione straniera che l'accomunò all'Italia. Nonostante le rivolte non riusciranno a divenire indipendenti l'Ungheria e la Polonia. Nel Mediterraneo viene debellata, nella prima metà del secolo, la pirateria operata dagli stati barbareschi e inizia il declino dell'Impero ottomano. Nelle nazioni europee maggiormente avanzate scompaiono le truppe mercenarie straniere nella composizione degli eserciti nazionali, spesso formati da cittadini coscritti; gradualmente si diffonde la libertà di stampa e l'esistenza di parlamenti nazionali, con rappresentanti eletti, sia pure in elezioni non a suffragio universale. Il governo degli stati diventa più indipendente dal potere religioso; si diffonde l'imposizione per legge di una minima istruzione scolastica obbligatoria per tutti i cittadini, gestita dallo stato e non più devoluta ad enti religiosi, il che favorirà la diminuzione dell'analfabetismo. Il secolo è caratterizzato dalla rivoluzione industriale e dalla nascita, in contrapposizione, del movimento socialista e la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista. Si afferma gradualmente l'utilizzo della cartamoneta e aumenta l'importanza delle banche centrali; il veloce dispiegarsi delle reti ferroviarie favorisce le comunicazioni ed il commercio nel continente. L'Europa è caratterizzata da vistosi flussi emigratori verso le Americhe, e in minor misura verso l'Australia, soprattutto sviluppatisi nella seconda metà del secolo, favoriti dal miglioramento dei traffici marittimi con l'introduzione della navigazione a motore e da esplicite politiche di invito all'immigrazione ad opera dei governi degli stati del nuovo mondo. |
Protagonisti e figure risorgimentali |
La storiografia indica in quattro personaggi i principali protagonisti del Risorgimento: Vittorio Emanuele II di Savoia, Camillo Benso di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Re Vittorio Emanuele II era il sovrano del Regno di Sardegna e il figlio di Carlo Alberto di Savoia che fu sconfitto dagli austriaci nel 1849 nella prima guerra d'indipendenza. Vittorio Emanuele ereditò dal padre il trono, mantenne in vigore lo Statuto Albertino e la volontà di modificare gli equilibri della penisola italiana a discapito dell'Impero austriaco. Fu coadiuvato in questa operazione dal presidente del Consiglio Cavour che, abile diplomatico, ottenne l'appoggio della Francia con la quale, a seguito della seconda guerra d'indipendenza contro l'Austria, fece guadagnare al Regno di Sardegna cospicui territori dell'Italia settentrionale e centrale (1859-1860). Approfittando del malcontento creatosi nel Regno delle Due Sicilie, Vittorio Emanuele II si affidò poi allo spirito rivoluzionario di Giuseppe Garibaldi per ottenere anche l'Italia meridionale e fondare il Regno d'Italia (1861). Il quarto personaggio, Giuseppe Mazzini, di idee repubblicane, fece soprattutto da motore rivoluzionario della macchina risorgimentale producendo importanti personalità quali Francesco Crispi e lo stesso Garibaldi che man mano si convertirono agli ideali monarchici; ma anche martiri come i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e il napoletano Carlo Pisacane di sentimenti socialisti libertari. Altri personaggi importanti del Risorgimento furono papa Pio IX, il cui liberismo nel 1846 accese grandi speranze nei ceti cattolici liberali della penisola, il piemontese Massimo d'Azeglio, il veneziano Daniele Manin, i napoletani Carlo Poerio e Luigi Settembrini e il siciliano Rosolino Pilo. In campo teorico, importanti figure furono il federalista illuminista Carlo Cattaneo e il federalista neoguelfo Vincenzo Gioberti. Un ultimo accenno a due personalità straniere che furono fondamentali per la storia del Risorgimento italiano: l'imperatore Napoleone III di Francia che consentì al Piemonte di sconfiggere l'Austria nella seconda guerra d'indipendenza e il Cancelliere prussiano Otto von Bismarck che consentì all'Italia, nonostante le sconfitte della terza guerra d'indipendenza, di acquisire il Veneto. |
Mappe |
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Luoghi risorgimentali |
Sono numerosi, lungo la penisola e le isole, i luoghi legati ad eventi risorgimentali, a partire dalle 27 città italiane che per "le azioni altamente patriottiche compiute ... nel periodo del Risorgimento nazionale" furono decorate di medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale: Agordo, Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Casale Monferrato, Catania, Chioggia, Como, Forno di Zoldo, Gorizia, Livorno, Mantova, Messina, Mestre, Milano, Palermo, Pavia, Pergola, Perugia, Piacenza, Potenza, Sermide, Torino, Trapani, Vercelli e Vicenza. Ove avvennero le principali battaglie, furono costruiti sacrari a ricordo degli eventi e onorare i morti, tra questi: l'Ossario di Custoza, l'Ossario di Solferino, il Sacrario di Pianto Romano, l'Ossario e monumento della Battaglia di Castelfidardo, il Sacrario militare di Monte Suello e il Sacrario militare di Bezzecca. A Garibaldi sono dedicate strade o piazze in quasi tutti i paesi italiani e numerose sono le lapidi che ricordano il suo passaggio, tra luoghi che ricordano le più note imprese garibaldine vi sono nel ravennate il Capanno Garibaldi e la fattoria Guiccioli in località Mandriole ove morì Anita Garibaldi, lo scoglio di Quarto dei Mille a Genova dove iniziò la Spedizione dei Mille, il punto di arrivo della spedizione a Marsala, il Sacrario di Pianto Romano a Calatafimi. Il luogo dell'Incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, noto come "incontro di Teano", viene anche rivendicato da Vairano Scalo. All'Aspromonte è legato il ricordo del ferimento alla gamba di Garibaldi fermato dai bersaglieri nel suo tentativo di raggiungere Roma. Infine nell'isola di Caprera, dove Giuseppe Garibaldi trascorse gli ultimi anni di vita si trova il Compendio garibaldino e la sua tomba. A Roma sul Colle Gianicolo sono posti 52 Busti dei patrioti e Porta Pia è il luogo simbolo del ritorno di Roma come capitale d'Italia. A Milano Porta Vittoria ha preso questo nome per ricordare le Cinque giornate di Milano. Il Monumento a Dante a Trento, eretto dai trentini nel 1896 ricorda oggi il periodo postunitario delle terre irridente nel periodo antecedente la Prima guerra mondiale. Altri luoghi hanno legato il loro nome alla morte violenta di alcuni patrioti: il Vallone di Rovito nel cosentino ove furono fucilati i Fratelli Bandiera, Belfiore, quartiere di Mantova, dove furono giustiziati i "Martiri di Belfiore", Sapri dove sbarcò Carlo Pisacane coi suoi compagni finendo ucciso a Sanza. Fanno parte della geografia risorgimentale anche le carceri dove furono imprigionati patrioti: la famosa Fortezza dello Spielberg con le celle di Piero Maroncelli e Silvio Pellico che vi arrivarono passando per i Piombi, le carceri borboniche di Castello della Colombaia e il Castello di Nisida, dove, detenuto in regime di carcere duro, Carlo Poerio venne visitato da Gladstone; nel 1860 il popolo palermitano, dopo la vittorie garibaldina, distrusse il forte di Castellamare, detestato carcere borbonico. |
Risorgimento nella musica |
La musica nel periodo risorgimentale è caratterizzata sia dalla composizione di canti patriottici popolari che dai riferimenti all'unità d'Italia e alla lotta contro lo straniero contenuti nelle prime opere di Giuseppe Verdi. Nel 1847 il musicista Michele Novaro scrive Il Canto degli italiani, più noto come "Inno di Mameli" dal nome del poeta che ne scrisse il testo e morì due anni dopo durante la difesa della Repubblica Romana, il canto sarà scelto come l'inno nazionale della Repubblica Italiana nel 1946. Durante i moti del 1848 il poeta Carlo Alberto Bosi compose il famoso e a quel tempo popolarissimo canto Addio mia bella addio, noto anche come l' "Addio del volontario". Nel 1858, alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza, viene scritto da Paolo Giorza ispirandosi ad alcuni canti popolari lombardo-piemontesi La bella Gigogin, con un testo misto in italiano e milanese, che veniva cantato come invito a Vittorio Emanuele a entrare in guerra contro l'Austria; qualche mese prima dello scoppio della guerra il poeta Luigi Mercantini, su richiesta di Garibaldi, scrisse il testo per l'Inno di battaglia dei volontari garibaldini Cacciatori delle Alpi musicato da Alessio Olivieri, un canto di battaglia conosciuto come Inno di Garibaldi. Nel corso della spedizione dei Mille divenne popolare il canto Camicia rossa, il cui testo sarà aggiornato dopo la "giornata dell'Aspromonte", la battaglia di Digione e la battaglia di Domokos; durante la Resistenza verrà cantato dai partigiani delle formazioni garibaldine La figura Giuseppe Verdi e alcune arie delle sue opere sono assunte a simbolo del risorgimento: in Va, pensiero non sfugge la somiglianza fra il popolo ebraico in schiavitù e quello italiano sottomesso all'Austria; le parole "Si ridesti il Leon di Castiglia, e d'Iberia ogni monte .." del coro dei congiurati dell'Ernani, sono modificate dai patrioti in ""Si ridesti il Leon di Venezia, e d'Italia ogni monte ..", ed il cappello all'Ernani diventerà una sorta di divisa per i rivoltosi nell'anno 1848. Il suo stesso nome viene utilizzato, nello slogan " Viva V.E.R.D.I." scritto sui muri, per inneggiare a Vittorio Emanuele Re D ' Italia. Infine il musicista sarà incaricato di presentare formalmente a Torino i risultati del plebiscito emiliano per l'annessione e sarà nominato senatore del Regno d'Italia. |
Risorgimento nell'arte |
La pittura con soggetti risorgimentali ricopre tutto l'arco della produzione artistica del secolo XIX iniziando con i pittori della scuola del Nazionalismo romantico arrivando fino ai Macchiaioli. Fra i pittori romantici il maggiore è Francesco Hayez, autore de Il bacio e La meditazione sulla storia d'Italia densi di simbologie patriottiche. Altri pittori romantici sono Tommaso Minardi, Andrea Appiani il Giovane e Giuseppe Bertini. Notevole importanza hanno Anton Sminck van Pitloo, Giacinto Gigante e Filippo Palizzi, legati alla Scuola di Posillipo. Tipico del Risorgimento è il fenomeno dei pittori soldati che partecipano personalmente alle battaglie risorgimentali che poi rielaboreranno nei quadri. È il caso di Gerolamo e il fratello Domenico Induno. Altri artisti sono: Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini, Michele Cammarano, il garibaldino Gioacchino Toma, Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Sebastiano De Albertis, Carlo Bossoli e Cesare Bartolena. Fra i Macchiaioli bisogna ricordare Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Fra i divisionisti Giovanni Segantini e Giuseppe Pellizza da Volpedo, allievo di Ayez, che, con Il quarto stato, apre il XX secolo spostando il tema sulle tematiche sociali dello Stato Unitario. |
Simboli risorgimentali |
Il Risorgimento elaborò e produsse una serie di simboli a scopi propagandistici, di distinzione e di separazione o di riallacciamento con la storia precedente italiana. Il Vittoriano, costruito per ricordare la memoria di Vittorio Emanuele II costituisce, con tutto il suo contenuto e le decorazioni nazionalistiche, il simbolo per antonomasia del Risorgimento. Il Tricolore italiano si origina durante le prime fasi risorgimentali, come modifica di quello francese, e viene usato non solo nella bandiera, ma anche in coccarda tricolore; i tre colori erano esposti anche con sotterfugi dai patrioti prima della unificazione, per esempio le dame indossavano abiti le cui combinazioni davano i tre colori e le finestre erano ornati di gerani rossi e bianchi uniti dal verde delle loro foglie. In occasione dei festeggiamenti per il 150esimo dell'unita italiana venne fatto sfilare a Roma, nella parata militare il Tricolore di Oliosi; sempre nella simbologia militare il fez dei bersaglieri è un ricordo della loro partecipazione alla guerra di Crimea. La nazione italiana venne sovente raffigurata come figura muliebre in dipinti e sculture come l'Italia turrita, richiamandosi a icone classiche, assieme alla Stella d'Italia, simbologia ancora in uso nell'Italia repubblicana. L'edera repubblicana, utilizzata da Mazzini come simbolo della Giovine Europa nel 1834 fu, per più di un secolo il simbolo di riconoscimento del movimento repubblicano italiano. Anche alcuni episodi risorgimentali sono divenuti con il loro ricordo simboli del risorgimento; tra questi la Carica di Pastrengo ancor oggi ricordata nel carosello dei carabinieri a cavallo, l'episodio dei Martiri di Belfiore, la frase Tiremm innanz pronunciata da Amatore Sciesa prima di essere giustiziato. Altri famosi simboli risorgimentali sono legati al mito di Garibaldi e alla divisa dei garibaldini: la tipica Camicia rossa e il motto Roma o morte. L'Anniversario dell'Unità d'Italia è stato solennemente celebrato nei suoi cinquantesimi negli anni 1911, 1961 e 2011. Il Risorgimento fu celebrato da una serie di medaglie commemorative istituite dai tre sovrani che si succedettero durante il processo di unificazione. |
Conflitti |
La serie principale dei conflitti risorgimentali si svolse tra il 1848 e il 1870. In questo lasso di tempo la penisola italiana passò dal luogo dove convivevano otto stati indipendenti ad un'unica nazione con capitale Roma. La serie iniziò con la prima guerra di indipendenza, voluta e scatenata dal re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia contro l'Austria nel 1848. Il monarca piemontese, sfruttando i moti della primavera dei popoli, cercò di realizzare una federazione di stati italiani a guida papale, ma il tentativo fallì perché fu sconfitto. Qualche anno dopo il successore di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II di Savoia, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso di Cavour, intervenne al fianco di Francia e Gran Bretagna nella guerra di Crimea contro la Russia, nel 1855. La sconfitta finale della Russia portò all'alleanza franco-piemontese e alla successiva seconda guerra di indipendenza del 1859, combattuta e vinta dai due alleati contro l'Austria. A seguito di questo conflitto il Regno di Sardegna ottenne la Lombardia. La vittoria portò allo scardinamento del sistema politico austriaco in Italia e all'Impresa dei Mille, con la quale il Regno di Sardegna ottenne l'Italia meridionale e poté, a seguito dei plebisciti vinti anche nell'Italia centrale, trasformarsi nel 1861 in Regno d'Italia. Cinque anni dopo, con la terza guerra di indipendenza, nella quale Italia e Prussia attaccarono e sconfissero l'Austria, l'Italia ottenne anche il Veneto. Rimanevano da conquistare lo Stato Pontificio, e i territori a maggioranza italiana ancora nelle mani dell'Austria. Roma fu conquistata nel 1870 in concomitanza con la guerra franco-prussiana, e i territori alpini furono acquisiti al termine della prima guerra mondiale che, in ambito risorgimentale, può essere considerata una quarta guerra di indipendenza. Al di fuori del ciclo bellico principale, importanti episodi furono i moti del 1820-1821, la guerra austro-napoletana, i moti del Cilento (1828) e il fenomeno del brigantaggio postunitario. |
Gli antichi stati italiani |
Dopo il Congresso di Vienna, la geografia politica della penisola italiana venne ridisegnata, sia rispetto all'assetto napoleonico, che a quello pre-napoleonico: le potenze vincitrici modificarono a loro vantaggio i confini nazionali, mentre alcuni stati perdettero la loro secolare indipendenza. La casata austriaca degli Asburgo si annesse la Repubblica di Venezia; la regione veneta fu unita col vecchio Ducato di Milano formando un unico Regno Lombardo-Veneto e venne conservato il distacco della Valtellina dai Grigioni e la sua unione alla Lombardia. (Anche la Repubblica di Ragusa perdette la sua indipendenza passando all'Austria.) La Repubblica di Genova fu unita al Regno di Sardegna per costituire uno stato cuscinetto nei confronti della Francia. Nel resto della penisola italiana furono ripristinati i precedenti stati: il Ducato di Parma e Piacenza, il Ducato di Modena, il Granducato di Toscana, sempre legati alla dinastia asburgica, che in tal modo controllava direttamente o indirettamente tutta la penisola. Lo Stato della Chiesa fu riconsegnato al Papa, ma privato delle sue storiche enclave francesi passate alla Francia: Avignone e il Contado Venassino. Il Regno di Napoli ritornò sotto Ferdinando IV di Borbone, che si era in precedenza ritirato nel Regno di Sicilia; nel 1816 i due Regni furono uniti dando vita al Regno delle Due Sicilie, con capitale a Napoli. |
Risorgimento nella letteratura |
Il memoriale Le mie prigioni del carbonaro Silvio Pellico pubblicato nel 1832 è il libro più famoso legato alla storia risorgimentale, di cui Metternich ammise che danneggiò l'Austria più di una guerra persa. L'anno successivo Massimo d'Azeglio scrive Ettore Fieramosca, romanzo storico, di ambientazione medioevale, ma inneggiante alla rinascita italiana con il pretesto di descrivere la disfida vittoriosa di cavalieri italiani contro cavalieri stranieri. Alessandro Manzoni pubblica dopo i moti del 1848 l'ode Marzo 1821, scritta durante i moti carbonari piemontesi del 1821, che avevano suscitato speranza di liberazione del Lombardo-Veneto dal dominio austriaco. Pubblicato dopo la morte del suo autore, Le confessioni d'un italiano di Ippolito Nievo narrano l'arco storico dal periodo napoleonico alla conclusione dei moti del '48, la scrittrice friulana Caterina Percoto, scrive numerosi racconti in italiano e friulano ambientati nella sua regione descrivendone le condizioni sotto il dominio austriaco. Numerosa è la memorialistica garibaldina nella quale spicca Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille scritta da Giuseppe Cesare Abba, e lo stesso Giuseppe Garibaldi si produsse in numerosi libri di memorie, tra cui I mille, oltre che a scrivere romanzi di carattere storico patriottico come Clelia. Il governo del monaco e Cantoni il volontario, romanzo storico. Giuseppe Giusti, nella sua poesia più famosa Sant'Ambrogio, ironizza sulla dominazione austriaca terminando con parole di pietà verso i militari austriaci, definiti Povera gente! che vive lontana da' suoi, In un paese qui che le vuol male, a cui rifiuta tuttavia un abbraccio fraterno per non tradire l'impegno patriottico. Giosuè Carducci raccoglie in antologie molti scritti risorgimentali e compila l'ode In morte di Giovanni Cairoli morto durante lo Scontro di Villa Glori. Giovanni Verga ambienta in Calabria il suo primo racconto giovanile I carbonari della montagna narrando con passione la storia del carbonaro Corrado, capo di un piccolo gruppo di ribelli patrioti che combattono l’esercito straniero al tempo di Murat. Anni dopo nella novella Libertà racconterà delle tragiche vicende di Bronte e racconterà ne I Malavoglia la battaglia di Lissa. Compiuta l'unificazione iniziano ad essere pubblicati libri rivolti al consolidamento della nuova nazione: nel 1870 Francesco de Sanctis scrive la prima, sistematica, e coerente Storia della letteratura italiana. Nel 1876 l'abate Antonio Stoppani pubblica Il Bel Paese che ebbe una vasta diffusione nell'Italia e contribuì a migliorare negli italiani la conoscenza della loro nuova nazione. Nel 1886 Edmondo De Amicis compone il romanzo Cuore con l'intento di educare le giovani generazioni italiane trasmettendo loro il ricordo degli eventi risorgimentali assieme all'insegnamento delle virtù civili. Antonio Fogazzaro, nel 1895 scrive Piccolo mondo antico, ambientato nel comasco, sullo sfondo della lotta dei patrioti del Lombardo-Veneto contro il dominio austriaco. È il romanzo italiano più importante ambientato nel risorgimento, opera di uno scrittore che visse quel periodo e la cui trama inizia nel 1850, due anni dopo le rivolte e le successive repressioni del 1848, e si conclude con la seconda guerra d'indipendenza. |
Risorgimento nel cinema |
La prima pellicola proiettata pubblicamente in Italia fu il film risorgimentale La presa di Roma, di Filoteo Alberini (1905) ricostruente l'episodio della Breccia di porta Pia, nel 1911 per il cinquantenario dell'unificazione fu prodotto Nozze d'oro di Luigi Maggi. Nel 1934 Alessandro Blasetti dirige 1860 celebrante la Spedizione dei Mille come azione popolare e considerato uno dei suoi migliori film e in parte anticipatore del neorealismo. Nel 1941 Mario Soldati dirige la versione filmica di Piccolo mondo antico, e l'anno successivo Vittorio De Sica è il regista della commedia Un garibaldino al convento. Luchino Visconti dirige Senso (1954) e Il Gattopardo (1963), che, ambientati rispettivamente nel Veneto e in Sicilia, ruotano attorno alle relazioni fra le istanze patriottiche unitarie e l'atteggiamento ambiguo delle classi aristocratiche locali. In occasione del centenario dell'unificazione, nel 1961 Roberto Rossellini è il regista del celebrativo Viva l'Italia e del più intimista Vanina Vanini. Durante gli anni settanta, caratterizzati da una decisa politicizzazione ideologica, la filmografia analizzò il periodo risorgimentale soffermandosi sulle problematiche politiche del periodo, anche alla luce dell'interpretazione gramsciana del Risorgimento come rivoluzione proletaria mancata, con i film: Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato di Florestano Vancini (1972), San Michele aveva un gallo (1972) e Allonsanfàn (1974) di Paolo e Vittorio Taviani e Quanto è bello lu murire acciso del 1975 del regista Ennio Lorenzini. Luigi Magni gira una serie di film ambientati a Roma nei quali ricorre il tema del rapporto tra il popolo e l'aristocrazia romana e il potere pontificio: Nell'anno del Signore (1969), In nome del Papa Re (1977), Arrivano i bersaglieri (1980) e In nome del popolo sovrano del 1990. Per il centocinquantesimo anniversario unificazione nel 2011 il risorgimento ritorna sullo schermo con Noi credevamo, di Mario Martone Molte tematiche risorgimentali furono le protagoniste di sceneggiati televisivi soprattutto fra gli anni '60 e gli inizi degli anni '70, |
Storici e studiosi |
I testi divulgativi di storia risorgimentali più noti e diffusi sono quelli scritti da Indro Montanelli che ha raccontato il periodo risorgimentale con tre volumi della sua Storia d'Italia: L'Italia giacobina e carbonara, L'Italia del Risorgimento e L'Italia dei notabili 1789 1900, inoltre ha scritto una monografia su Garibaldi e numerosi altri piccoli saggi su personaggi maggiori e minori del periodo. Il socialista Gaetano Salvemini fu uno dei primi storici a unire gli studi sul risorgimento a quelli sulla questione meridionale e il marxista Antonio Gramsci interpretò il risorgimento come l'occasione mancata dalle masse popolari per una azione rivoluzionaria che la borghesia senza il loro appoggio non fu in grado di svolgere. Giovanni Spadolini approfondì come storico l'evoluzione del pensiero mazziniano e repubblicano e dei rapporti fra Stato e Chiesa, mentre la figura di Cavour fu oggetto di studi soprattutto da parte di Rosario Romeo. Lo storico inglese Denis Mack Smith è riconosciuto come un innovatore nello studio risorgimentale da lui presentato senza l'enfasi nazionalistica caratterizzante molti studi storici precedenti. Il francese Gilles Pécout è il teorizzatore del "risorgimento lungo" intendendo con questo un periodo compreso fra il 1770 e il 1922, in si avrebbe la nascita "la nascita dell'Italia contemporanea" compresa fra il tardo illuminismo e la fine del periodo liberale ad opera del fascismo. Alfonso Scirocco è stato uno studioso degli eventi garibaldini e delle problematiche legate al meridione risorgimentale e al brigantaggio, ricercando per tutto l'intervallo temporale da periodo napoleonico alla proclamazione di Roma capitale. Fra gli altri studiosi di storia risorgimentale, con numerose pubblicazioni si ricordano Giuseppe Galasso, Gaetano Falzone, Rosario Villari e Lucio Villari. Alberto Mario Banti critica il persistere di una visione patriottica peculiare del risorgimento italiano che invece interpreta come la creazione di uno Stato-nazione simile ad altri stati che si trasformarono nell'Europa del XIX secolo e da studiare in analogia. Piero Pieri ha approfondito in particolare gli aspetti militari del periodo, con la monografia "Storia militare del Risorgimento. Guerre e insurrezioni" e altri saggi sempre su tematiche collegate. |
Voci in evidenza |
Questa lista contiene le voci che la comunità ha ritenuto meritevoli della vetrina; da queste puoi trarre esempio per capire in che modo creare delle voci di qualità seguendo i criteri stabiliti. |
Voci in evidenza |
Questa lista contiene le voci che la comunità ha ritenuto essere di Qualità: queste sono voci che non sono esaustive quanto quelle da vetrina, ma che non omettono alcun aspetto rilevante dell'argomento, sono fattualmente accurate e verificabili, neutrali, stabili e illustrate, ove possibile, da immagini o altri file multimediali significativi. |