Presidenza James Knox Polk | |
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Dagherrotipo del presidente Polk verso la fine del suo mandato. | |
Stato | Stati Uniti |
Capo del governo | James Knox Polk (Partito Democratico) |
Giuramento | 4 marzo 1845 |
Governo successivo | 4 marzo 1849 |
La presidenza di James Knox Polk ebbe inizio il 4 marzo 1845 con la cerimonia d'insediamento e terminò il 4 marzo 1849. James K. Polk, esponente del Partito Democratico, divenne l'undicesimo presidente degli Stati Uniti d'America dopo aver sconfitto Henry Clay, candidato del Partito Whig, alle elezioni presidenziali del 1844. Polk non si ricandidò per un secondo mandato, adempiendo così a un impegno preso nel corso della campagna elettorale; gli succedette il Whig Zachary Taylor. Gravemente provato nel fisico morì appena tre mesi dopo aver lasciato l'incarico.
Ispirandosi alla presidenza di Andrew Jackson, quella di Polk sostenne gli ideali della "democrazia jacksoniana" e del cosiddetto "destino manifesto". Polk viene spesso considerato l'ultimo presidente di forte caratura prima della guerra di secessione americana e quindi della presidenza di Abraham Lincoln, avendo saputo centrare durante i suoi quattro anni di permanenza alla Casa Bianca tutti i principali obiettivi di politica interna e di politica estera stabiliti in campagna elettorale. La presidenza Polk si rivelò particolarmente attiva negli affari esteri e avvennero le prime grandi espansioni degli Stati Uniti d'America in direzione degli Stati del Pacifico. Quando il Messico si oppose all'annessione texana, il presidente riuscì ad ottenere una vittoria schiacciante nella guerra messico-statunitense, che portò alla cessione messicana di quasi tutti i futuri Stati Uniti sud-occidentali. Minacciò inoltre lo stato di belligeranza permanente con l'impero britannico per ottenere il controllo dell'Oregon Country, raggiungendo infine un accordo per cui la regione fu suddivisa tra le due nazioni all'altezza del 49º parallelo nord. Il presidente realizzò anche i suoi obiettivi nelle principali questioni interne; assicurò una sostanziale riduzione dei dazi sostituendo la precedente legge del 1842 con la legge Walker del 1846, che soddisfaceva gli Stati meno industrializzati del Sud, terra d'origine di Polk, rendendo meno costosi sia i beni importati sia, attraverso la concorrenza, i beni prodotti internamente.
Polk costituì inoltre un sistema di tesoreria indipendente, durato fino al 1913, supervisionò la fondazione dell'United States Naval Academy e dello Smithsonian Institution, la posa della prima pietra all'innovativo monumento a Washington e infine l'emissione del primo francobollo statunitense.
Il presidente non prese parte alle elezioni presidenziali del 1848, anche se il suo bilancio influenzò il risultato. Il generale Taylor, che aveva prestato servizio nel corso della guerra messicana, ottenne la nomina presidenziale Whig e giunse a sconfiggere il candidato democratico e appoggiato da Polk, il senatore Lewis Cass.
Gli storici e i politologi valutano Polk in modo favorevole inserendolo nelle liste dei più grandi presidenti per la sua capacità di proporre, e di ottenere il sostegno necessario, di tutti i maggiori progetti fissati dal proprio programma; tuttavia viene anche criticato per aver trascinato il paese nella guerra contro i messicani e per aver esacerbato le divisioni tra nord e sud. Polk è giudicato come "il meno noto dei presidenti importanti"[1].
La classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America inserisce la sua presidenza in una posizione medio-alta, tanto più se paragonata a quelle dei suoi immediati successori, tutti posizionati negli ultimi posti.