Primato papale

Per primato papale s'intende l'autorità apostolica del vescovo della diocesi di Roma su tutta la Chiesa cattolica. Secondo la dottrina cattolica alla base di tale primato vi sono due attribuzioni di San Pietro: l'essere stato nominato da Gesù Cristo primo fra gli Apostoli (primato di Pietro) e l'essere stato il primo vescovo di Roma:

«Basandosi sulla testimonianza del Nuovo Testamento, la Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale; questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma...»

L'origine della dottrina del Primato Papale è fatta risalire a Leone I (440 - 461) il quale si espresse nei termini di plenitudo potestatis. «Papa» (dal greco πάπας) era, in origine, un appellativo comune di vescovi, abati e metropoliti orientali, poi, diffusosi anche in occidente dal V secolo, anche se un'epigrafe delle Catacombe di San Callisto, menzionante il vescovo Marcellino, sembrerebbe (escludendo l'ipotesi della genitorialità) retrodatarne l'uso alla fine del III secolo.

I Poteri Universali (cattolici) vengono aggiunti da papa Gregorio VII, autore del Dictatus Papae (marzo 1075), documento che riconobbe al pontefice romano, oltre all'autorità suprema su tutti i cristiani, le prerogative di incoronare e deporre imperatori e monarchi ed il controllo assoluto sulla Chiesa.

La Chiesa ortodossa riconosce un primato "nella carità" o "di onore" al vescovo di Roma, ma ritiene che non sia valido finché continua la suddivisione tra chiesa orientale e occidentale successiva al Grande Scisma; le Chiese protestanti non riconoscono nessun primato, né al papa né ai patriarchi delle chiese orientali, in quanto reputano che l'istituto papale non sia in accordo con le Sacre Scritture.[senza fonte]


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