Primavera araba | ||||
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Allontanamento o morte del capo di stato Conflitti armati e cambiamento nel governo Cambiamento del primo ministro Proteste maggiori Proteste minori Proteste collegate Guerra civile Assenza di proteste | ||||
Data | 17 dicembre 2010 - dicembre 2012 | |||
Luogo | Mondo arabo, Africa Occidentale | |||
Causa | Corruzione, povertà, fame, assenza di libertà individuali, violazione di diritti umani, disoccupazione, aumento del prezzo dei generi alimentari, malcontento popolare, desiderio di rinnovamento del regime politico, interferenze straniere | |||
Schieramenti | ||||
Effettivi | ||||
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Perdite | ||||
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Voci di crisi presenti su Wikipedia | ||||
Con primavera araba (in arabo الربيع العربي al-Rabīʿ al-ʿArabī) si intende un termine di origine giornalistica, utilizzato per lo più dai media occidentali, per indicare una serie di proteste ed agitazioni cominciate tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011.[1] Il primo uso specifico dell'espressione Arab Spring (Primavera araba), per denotare appositamente questi eventi, viene attribuito al politologo Marc Lynch in un articolo della rivista americana Foreign Policy del 6 gennaio 2011. Il riferimento è sia alla "primavera dei popoli" del 1848, sia alla primavera di Praga del 1968, nella quale lo studente Jan Palach si diede fuoco. I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse furono l'Egitto, la Siria, la Libia, la Tunisia, lo Yemen, l'Algeria, l'Iraq, il Bahrein, la Giordania e il Gibuti, mentre ci sono stati moti minori in Mauritania, in Arabia Saudita, in Oman, in Sudan, in Somalia, in Marocco e in Kuwait.[2][3][4] Le vicende sono tuttora in corso nelle regioni del Medio Oriente, del Vicino Oriente e del Nord Africa.[5][6]