Principato (storia romana)

Il princeps Augusto.

Nell'ambito della storia romana, con principato si intende comunemente la forma di governo dell'alto impero, contrapposta al dominato del tardo impero. In questo periodo, pur essendo formalmente una diarchia (o una costituzione mista come la Repubblica romana) tra imperatore e Senato, lo Stato romano era governato dal primo, il Princeps, con funzioni del tutto simili a un monarca e a un re.

Forme di governo simili erano già state sperimentate con le dittature perpetue di Silla e Cesare. Il principato, tuttavia, fu instaurato nel 27 a.C. da Augusto, già padrone di Roma, quando il Senato volle conferirgli nuovi onori, e segnò il passaggio definitivo dalla forma repubblicana a quella autocratica dell'Impero: senza abolire formalmente le istituzioni repubblicane, il principe (in latino princeps, termine mutuato da Princeps senatus) assumeva la guida della res publica, una sorta di tutela per auctoritas, e ne costituiva il perno politico soppiantando senatori e consoli. Gradualmente rafforzatasi la forma assolutistica con i successivi imperatori della dinastia Giulio-Claudia e dei loro successori (specialmente sotto principi antisenatoriali come Tiberio, Caligola, Nerone, Domiziano e Commodo), il principato entrò in crisi con la fine della dinastia dei Severi nel 235 d.C., anche se già all'ascesa di Settimio Severo nel 193 Roma si poteva ormai dire un governo monarchico basato sul potere militare. La successiva anarchia militare, durante la crisi del III secolo seguita all'omicidio di Alessandro Severo, condusse all'abolizione del principato romano e alla forma imperiale più dispotica del dominato, una vera monarchia assoluta di tipo autocratico, ufficialmente a partire da Diocleziano e dalla sua riforma tetrarchica, poi abolita; tale sistema perdurò anche dopo la divisione in Impero romano d'Occidente e Impero romano d'Oriente.


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