Il Risorgimento[1], processo storico noto anche con la locuzione Unità d'Italia e talvolta identificato come Rivoluzione italiana[2], è il periodo della storia italiana durante il quale l'Italia conseguì la propria unità nazionale[3]. La proclamazione del Regno d'Italia del 17 marzo 1861 fu l'atto che sancì, ad opera del Regno di Sardegna, la nascita del nuovo Stato unitario italiano formatosi con le annessioni plebiscitarie di gran parte degli Stati preunitari. Il Risorgimento continuò con l'incorporazione del Veneto nel 1866 e si ritiene tradizionalmente concluso con la presa di Roma del 20 settembre 1870 e la sua proclamazione ufficiale a capitale d'Italia il 3 febbraio 1871 (come già stabilito dal parlamento italiano il 27 marzo 1861); rimasero fuori dal Regno d'Italia le "terre irredente" di Trento e Trieste, che furono incorporate solo al termine della prima guerra mondiale.
Il termine, che designa anche il movimento culturale, politico e sociale che promosse l'unificazione, richiama gli ideali romantici, nazionalisti e patriottici di una rinascita italiana attraverso il raggiungimento di un'identità politica unitaria che, pur affondando le sue radici antiche nel periodo romano,[4] «aveva subìto un brusco arresto [con la perdita] della sua unità politica nel 476 d.C. in seguito al crollo dell'Impero romano d'Occidente».[5]