Rumorismo | |
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Origini stilistiche | Futurismo Dadaismo |
Origini culturali | inizio Novecento, Europa, Avanguardie |
Strumenti tipici | Strumenti non convenzionali e/o strumenti non usati in modo convenzionale. |
Popolarità | Circuiti delle avanguardie, della musica colta e della contemporanea fino agli anni sessanta, anni in cui attitudini rumoriste si contaminano con generi più popolari. |
Sottogeneri | |
Harsh noise | |
Generi derivati | |
Musica contemporanea Musica concreta Musica sperimentale Musica elettroacustica Electronic art music Psichedelia, Fluxus, Krautrock, Industrial, Power electronics, Noise rock, Power noise, Grindcore, Drone doom metal, Post-metal, Hardcore punk | |
Generi correlati | |
Musica concreta, Art rock, Industrial, Power electronics, Power noise, Massimalismo |
Il termine rumorismo, bruitismo (dal francese bruitisme, a sua volta derivato da bruit, rumore) o noise music (traduzione in lingua inglese), designa l'“arte dei rumori” inaugurata negli anni dieci del Novecento dal compositore e pittore futurista Luigi Russolo. Queste arti sonore sono caratterizzate dall'impiego di elementi come cacofonia, dissonanza, atonalità, rumore, indeterminazione e ripetizione nella propria realizzazione. Il termine si diffuse dapprima in Italia e Francia e poi, attraverso l'avanguardia dadaista, in Germania.
Russolo, partendo dalle posizioni futuriste di Filippo Tommaso Marinetti e presto affiancato dal musicista Francesco Balilla Pratella, rivendicava il rumore come elemento essenziale del linguaggio musicale, non meno dei "suoni determinati" della tradizione.
Importante per l'evoluzione successiva del rumorismo furono anche gli esperimenti sulla atonalità condotti da compositori come Arnold Schönberg che proposero l'inclusione di strumenti allora considerati dissonanti ed il successivo sviluppo delle tecniche delle dodici tonalità e del serialismo.[1] Nel suo libro 1910: the Emancipation of Dissonance, Thomas J. Harrison sentenzia che questo movimento può essere descritto come metanarrativo per giustificare il fatto di essere chiamato rumore atonale dionisiaco.[2]
Questa concezione del suono e della musica non lasciò insensibili compositori come Arthur Honegger, Darius Milhaud, Igor' Fëdorovič Stravinskij e Edgard Varèse e, soprattutto a partire dagli anni cinquanta, trova importanti riflessi nella musica concreta, nella musica contemporanea orientata verso la gestualità e in alcune tipologie di sonorizzazione ambientale.
Negli anni sessanta il rumore esce dai circuiti della musica colta e delle avanguardie storiche per contaminarsi con generi di matrice più popular, fino ad arrivare al largo impiego di feedback di artisti come Jimi Hendrix e agli esperimenti sonori di Lou Reed in Metal Machine Music.[3]
Altri musicisti di attitudine rumorista sono Iannis Xenakis, Karlheinz Stockhausen, Theatre of Eternal Music, Rhys Chatham, Ryoji Ikeda, Survival Research Laboratories, Whitehouse, Cabaret Voltaire, Psychic TV, Hermann Nitsch in Orgien Mysterien Theater, e i primi lavori di La Monte Young. Generi come la musica industrial, il Power noise, e la musica glitch affondano le proprie radici nel rumorismo.[4]