Sacco di Roma parte di Invasioni barbariche del V secolo | |||
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Sacco di Roma ad opera dei Visigoti in un quadro di J.N. Sylvestre del 1890 | |||
Data | 24-27 agosto 410 | ||
Luogo | Roma | ||
Esito | Vittoria visigota ed occupazione della città di Roma. | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Il sacco di Roma del 410 fu uno degli eventi più traumatici della storia antica. Costituì il terzo ed ultimo assedio (dopo quelli del 408 e 409) condotto dai Visigoti di Alarico I sulla più potente capitale dell'antichità, durato ben tre giorni (dal 24 al 27 agosto), in cui gli invasori depredarono luoghi pubblici e svariate case private, specialmente quelle dei più abbienti.
Gli edifici senz'altro più colpiti furono il palazzo dei Valerii sul Celio e le ville padronali sull'Aventino, che furono incendiate; le terme di Decio furono gravemente danneggiate, e il tempio di Giunone regina fu distrutto. Le statue del Foro furono spogliate, la curia Iulia, sede del Senato, data alle fiamme e la stessa augusta Galla Placidia venne presa in ostaggio da Alarico. Ciononostante, Roma incuteva rispetto agli invasori e nei tre giorni di saccheggio Alarico impartì l'ordine di risparmiare i luoghi di culto cristiani (soprattutto la basilica di San Pietro), che considerò come luoghi di asilo inviolabili dove non poteva essere ucciso nessuno.
L'evento ebbe un'immediata risonanza in tutto l'Impero, sconvolgendolo moralmente. Avvertito infatti come evento di portata epocale, venne visto da Agostino d'Ippona (nel De civitate Dei) come segno della prossima fine del mondo o della punizione che Dio infliggeva alla capitale del paganesimo mentre dai gentili come una punizione per l'abiura della religione dei patres per la nuova cristiana. Prima dei Visigoti era dal sacco di Brenno, avvenuto 800 anni prima, che Roma era rimasta inespugnata. Il mito dell'inviolabilità di Roma era già crollato con i sacchi 408 e 409 e la città sarà altre volte saccheggiata fino al 1527.