La salafiyya (in arabo ﺳﻠﻔﻴـة?), o salafismo, è una scuola di pensiero sunnita hanbalita che prende il nome dal termine arabo salaf al-ṣaliḥīn ("i pii antenati") che identifica le prime tre generazioni di musulmani (VII-VIII secolo): i Ṣaḥābi (i "Compagni" di Maometto), i Tābiʿūn (i "Seguaci", la generazione successiva a quella del Profeta) e i Tābiʿ al-Tābiʿiyyīn ("Coloro che vengono dopo i seguaci", la terza generazione), tutti considerati dai salafiti modelli esemplari di virtù religiosa.[1]
Punti di riferimento nella storia dei movimenti salafiti sono tre autori e studiosi della Sunna a cui è comunemente attribuito il titolo onorifico di "Shaykh al-Islam": Aḥmad b. Ḥanbal (780-855), Ibn Taymiyya (1263–1328) e Muḥammad b. ʿAbd al-Wahhāb (1703-1792).[2][3][4]
D'altra parte, la Conferenza islamica mondiale a Groznyj del 2016 ha dichiarato il salafismo ed il Wahhabismo non sunnite (e quindi non hanbalite), nel qual caso queste sarebbero classificate frange kharigite.
Tra i movimenti islamici sunniti che hanno proposto linee interpretative del Corano vi sono oggi il movimento dei coranisti, dei movimenti liberali nell'islam e, per quanto poco noto, dai salafiti (vedi Riformismo islamico).
A volte viene considerato sinonimo della corrente teologica islamica denominata Ahl al-Hadith, diffusa nell'hanbalismo (uno dei madhab del sunnismo).