Scavi archeologici di Ercolano | |
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Civiltà | Osci, Sanniti, Romani |
Utilizzo | Città |
Epoca | dal VI secolo a.C. al 79 |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Ercolano |
Altitudine | 30 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 4 ettari m² |
Scavi | |
Data scoperta | 1710 |
Date scavi | 1738 |
Archeologo | Rocque de Alcubierre, Karl Weber e Amedeo Maiuri |
Amministrazione | |
Ente | Parco Archeologico di Ercolano |
Responsabile | Francesco Sirano |
Visitabile | Sì |
Visitatori | 563 165 (2023) |
Sito web | ercolano.cultura.gov.it/ |
Mappa di localizzazione | |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturale |
Criterio | (III)(IV)(V) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1997 |
Scheda UNESCO | (EN) Archaeological Areas of Pompei, Herculaneum and Torre Annunziata (FR) Scheda |
Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell'antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Pompei, Stabia e Oplonti.
Dopo un primo ritrovamento casuale a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche a Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino a uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al Museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del Museo archeologico virtuale che mostra la città prima dell'eruzione del Vesuvio[1].
Il sito di Ercolano, gestito dal Parco Archeologico di Ercolano, viene visitato mediamente da trecentomila turisti ogni anno: nel 1997, insieme alle rovine di Pompei e Oplonti, è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[2].
Nel 2023 gli scavi hanno fatto registrare 563 165 visitatori[3].