Stilicone | |
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Console dell'Impero romano d'Occidente | |
Stilicone, come raffigurato su una valva dell'omonimo dittico (395) | |
Nome originale | Flavius Stilicho |
Titoli | Patricius |
Nascita | 359 circa |
Morte | 22 o 23 agosto 408[1] Ravenna |
Consorte | Serena |
Consolato | 400 405 |
Flavius Stilicho | |
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Sarcofago di Stilicone nella basilica di Sant'Ambrogio | |
Nascita | 359 circa |
Morte | Ravenna, 22 o 23 agosto 408[1] |
Cause della morte | decapitazione |
Etnia | vandalica |
Religione | Arianesimo |
Dati militari | |
Paese servito | Impero romano d'Occidente |
Forza armata | Esercito romano |
Grado | Magister utriusque militiae |
Guerre | Guerra gotica |
Battaglie | Battaglia del Frigido, Battaglia di Pollenzo, Battaglia di Verona, Battaglia di Fiesole |
Comandante di | Esercito romano |
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Flavio Stilicone (latino: Flavius Stilicho, greco: Φλάβιος Στιλίχων; 359 circa – Ravenna, 22 o 23 agosto 408[1]) fu un patrizio e console dell'Impero romano d'Occidente e magister militum dell'esercito romano di origine vandala.
De facto esercitò la reggenza della parte occidentale dell'impero romano dalla morte di Teodosio I, sotto l'impero del giovane figlio di Teodosio I, Onorio, senza riuscire a imporre la sua autorità anche all'Impero romano d'Oriente.
Condusse numerose campagne militari contro i Barbari e combatté contro l'usurpatore Gildone in Africa. Respinse i Visigoti di Alarico e sconfisse gli Ostrogoti di Radagaiso. Tuttavia, per proteggere l'Italia lasciò le frontiere del Reno sguarnite, tanto da non riuscire ad arrestare l'invasione delle armate vandale e alane. Infine, non riuscì a reprimere l'usurpazione di Costantino III in Gallia e in Britannia.
Durante la sua reggenza, Stilicone condusse una politica in continuità con quella di Teodosio I: integrazione dei Barbari nell'esercito e nella società e, nel campo religioso, promozione del cristianesimo niceno e opposizione al paganesimo e alle eresie ariane e donatiste, attirandosi così l'ostilità delle élite romane.